Esenzioni illegittime
Ai comaschi mille avvisi di Ats

Pioggia di contestazioni in provincia di Como con richieste di rimborsi che arrivano fino a 1.600 euro - I sindacati: «Occorre verificare l’effettiva correttezza»

Un migliaio di lettere dall’Ats Insubria per contestare esenzioni dal ticket illegittime.

Nelle ultime settimane secondo i sindacati l’Agenzia per la tutela della salute di Varese e Como ha inviato almeno 2.300 avvisi, di cui poco meno della metà nel Comasco, per chiedere il pagamento dei ticket non saldati per le prestazioni sanitarie ricevute gratis tra il 2016 e il 2018. I cittadini avrebbero, secondo l’Ats, fruito indebitamente dell’esenzione quando invece non ne avevano diritto. Le richieste di pagamento sono arrivate in particolare a cittadini pensionati e disoccupati. La ragione è che l’esenzione da patologia viene verificata e certificata dai medici di medicina generale o dagli ospedalieri, mentre invece gli altri tipi di esenzione, per esempio da reddito o da disoccupazione, sono auto certificate.

Gli avvisi di pagamento una volta scaduti si trasformano automaticamente in cartelle esattoriali. Gli importi chiesti dall’Ats vanno da un minimo di 50 euro, fino a casi dove vengono chiesti anche 1.600 euro. Il saldo, spiegano Cgil, Cisl e Uil, dev’essere effettuato entro sessanta giorni in un’unica soluzione. Molte famiglie si dicono quindi in grave difficoltà.

Potrebbero sia chiaro essere finiti nella rete di Ats dei veri furbetti, persone che hanno dichiarato calcoli non veritieri. I rappresentanti dei lavoratori però in nome della chiarezza hanno già organizzato un presidio di protesta a Varese e lunedì dalle 10 alle 12 saranno presenti a Como davanti al Pirellino.

«Le lettera inviate sono davvero tante – spiega Marco Contessa , per la segreteria territoriale della Cisl dei Laghi – i nostri calcoli si basano sulle segnalazioni arrivate ai sindacati, ma l’Ats non ha comunicato dei numeri complessivi. Noi chiediamo intanto di verificare l’effettiva correttezza delle autocertificazioni, documenti e dichiarazioni alla mano. Se poi davvero i cittadini avessero effettivamente sbagliato a domandare l’esenzione allora l’Ats e la Regione diano loro modo di rateizzare il debito. Sgravando le cifre dagli interesse maturati nel frattempo in questi quattro, sei anni». Dopo un arco così lungo di tempo andare a rivedere certificati e dichiarazioni non è così facile. I sindacati infatti denunciano anche un effetto tappo. Se i controlli fossero inviati con maggiore regolarità ogni tre mesi i cittadini avrebbero tempo di dialogare con gli uffici per accertare ogni singola situazione. Se invece dopo diversi anni arrivano tutte insieme migliaia di lettere il confronto tra ente e famiglie diventa molto meno praticabile. «Sì, non bastasse su Como c’è un problema aggiuntivo – spiega sempre Contessa – l’Ats dice che per controllare ci sono tutti i canali telematici e online. Molte persone però hanno bisogno di un aiuto diretto. A Varese c’è uno sportello in via Ottolino Rossi, nella sede centrale dell’agenzia. Invece a Como non ci sono uffici dedicati».

L’Ats Insubria fa sapere di aver espletato le procedure di accertamento delle violazioni nei termini di legge. «L’agenzia, al fine di agevolare i cittadini che ne facciano richiesta, sta garantendo la possibilità di rateizzare il pagamento delle sanzioni amministrative, per indebita fruizione di prestazioni esenti da ticket. La dilazione viene applicata in base alla normativa vigente di riferimento, che fornisce indicazioni anche in merito a modalità e tempistiche di recupero del debito».

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