Fontana malata, l’ex soprintendente:
«Bene ricostruirla ma non va spostata»

Alberto Artioli ha curato le indagini pre-restauro nel 1995 e nel 2005 del monumento di Camerlata

Alla fontana di piazza Camerlata serve «una ristrutturazione coraggiosa» secondo l’ex soprintendente Alberto Artioli, ma guai a spostarla da lì: «Sarebbe quella la vera perdita». Artioli ha potuto conoscere bene l’opera di Cattaneo e Radice avendone seguito i restauri negli ultimi vent’anni; pur non avendo seguito direttamente l’ultimo appena terminato, non fatica a immaginare cosa abbiano evidenziato le indagini strutturali.

«Avevamo fatto delle endoscopie per verificare le condizioni della struttura interna nel 1995 e nel 2005 - racconta - già allora era compromessa. Erano stati fatti dei piccoli fori per cercare di far uscire l’acqua ma sapevamo che non sarebbe bastato».

E così a suo parere è arrivato il momento di considerare seriamente un intervento più radicale. «Personalmente credo occorra un restauro molto coraggioso e non si può sperare di cavarsela con un’altra manutenzione esterna. Non parlerei di “demolizione” perché non si andrebbe a distruggere niente, piuttosto di uno smontaggio programmato. Si tratta di togliere pezzo dopo pezzo per verificare le condizioni interne e sostituire le parti ammalorate».

Con cosa sostituirle poi è tutto da discutere. L’idea di utilizzare materiali nuovi non dispiace all’ex soprintendente purché si mantengano alcuni punti fermi. Innanzi tutto l’aspetto originale di una struttura candida, semplice, perfetta, che viene conferito dal cemento bianco. A suo parere infatti l’impatto visivo immutato è il primo elemento che consentirebbe a un’opera razionalista come la fontana di Cattaneo e Radice di non perdere il proprio valore artistico nonostante la sostituzione dei materiali. «Per le strutture interne - spiega - ci sono materiali come la fibra di carbonio che possono risultare molto più resistenti ed efficaci rispetto a una nuova struttura metallica. Per l’esterno sono più scettico. Di base non credo ai prodotti miracolosi ma nemmeno li escludo a priori. Valutiamo se davvero portano al risultato previsto senza alterare l’aspetto oppure se esistono sostanze da miscelare al cemento bianco originale per renderlo più resistente. L’importante è che il risultato finale sia identico».

I temi della pulizia e di un eventuale spostamento della fontana invece sono importanti ma andrebbero distinti per non creare confusione. Intanto come ogni creatura del Razionalismo anche la fontana è molto delicata. «Sono delle astrazioni, delle rappresentazioni di utopie - chiarisce Artioli - non hanno gli elementi protettivi degli altri edifici e si deteriorano più facilmente. Lo sporco sulla fontana inoltre non era dovuto solo alla mancanza di manutenzione o al traffico. È normale che la polvere si accumuli come si accumula sui nostri davanzali, poi arriva la pioggia, percola e il cemento bianco perde il suo candore. Spostandola non si risolverebbe il problema e si perderebbe un’opera ricostruita lì dagli eredi di Cattaneo e Radice con Radice ancora in vita, magari per metterla in qualche parco in balia dell’incuria e dei vandalismi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA