Cronaca / Como città
Venerdì 22 Febbraio 2019
Giallo sul sì al progetto per l’ex Albarelli
Non è passato dal consiglio, rischio caos
Ponte Chiasso: il Comune va di corsa: parere positivo anche se il piano comporta una variante. Nel caso della Trevitex, analogo, votarono subito i consiglieri e poi ci fu un secondo passaggio
Basta una “presa d’atto” della giunta per far partire il maxi intervento di riqualificazione di due aree dismesse, l’ex Albarelli e l’ex Lechler, a Ponte Chiasso? Sul punto si è creato un giallo e più di un consigliere è pronto a sollevare la questione in modo ufficiale. Il consiglio comunale, in effetti, è stato “dimenticato”, almeno per ora.
Il Comune sembra intenzionato a correre, ma i dubbi sulla correttezza della procedura seguita fin qui si moltiplicano. Anche perché un progetto analogo, quello dell’ex Trevitex a Camerlata - storia recente e ben nota - venne gestito in maniera molto diversa da Palazzo Cernezzi. Senza entrare troppo nei dettagli tecnici, il tema si può sintetizzare così: il consiglio può essere ignorato in questa fase e interpellato solo quando sarà pronto il progetto vero e pronto? Non un dettaglio, considerando le dimensioni dell’area in questione (quasi 90mila metri quadrati complessivamente) e l’impatto del progetto, potenzialmente in grado di cambiare volto a una porzione significativa del quartiere. Parliamo infatti di spazi commerciali per quasi 14mila metri quadrati, un supermercato, un maxi autosilo e altro ancora.
Per di più, si tratta di una proposta che non rispetta le previsioni del piano regolatore (Pgt), nel senso che viene richiesta la costruzione di superfici commerciali da 2.500 metri quadrati mentre il tetto massimo per la media distribuzione è fissato dal Comune a quota 1.500, quindi è necessaria una variante. Un iter, quest’ultimo, solitamente più lungo e, come detto, del tutto simile a quello che ha segnato la rinascita dell’ex Trevitex.
Al momento, però, i passi compiuti dal Comune non sono stati gli stessi, sulla proposta dei privati è già arrivato infatti un parere favorevole messo nero su bianco dal dirigente dell’Urbanistica e una successiva presa d’atto da parte della giunta.
Nel caso di Camerlata invece la decisione era stata lasciata subito alla politica - quindi al consiglio - chiamata a decidere se dare il via libera o meno a una proposta che non rispettava in pieno le previsioni del piano regolatore. In consiglio era arrivato un atto di indirizzo, proposto dalla giunta, e solo dopo quel primo ok era partito il percorso di valutazione del progetto, con un nuovo esame prima in giunta e poi nell’aula consiliare.
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