Giardini senza bagni
«Un intervento
in tempi rapidi»

L’assessore Caldara promette di riaprirli

Giardini a lago senza bagni pubblici: una vasta area della città, tra le più frequentate dai turisti, non offre alcun servizio alle migliaia di visitatori che si affacciano sul lungolago per ammirare il panorama per cui Como è giustamente famosa.

Una carenza che si fa sentire soprattutto in estate. Prima sopperivano le toilette del minigolf, ma da quando la struttura è in disuso, non c’è più la possibilità di utilizzarle. Sono state riaperte eccezionalmente solo per la tappa del Giro d’Italia. Da allora non manca giorno che un turista non cerchi inutilmente di accedervi.

Qual è il problema? Che cosa osta al ripristino di un servizio così importante? «È una struttura che ha bisogno di manutenzione, è necessario un intervento per riportarla in ordine» risponde l’assessore Adriano Caldara. «Ma non è solo questo il problema. Serve predisporre un servizio di pulizia quotidiano e di custodia, e questo comporta oneri che si scontrano con le esigenze di bilancio».

Di sicuro, promette ancora l’assessore, «è un intervento che abbiamo in agenda e che vogliamo portare a termine in tempi brevi».

Sulla questione delle toilette pubbliche interviene anche l’ex assessore Nini Binda, che ricorda di averne aperte in diversi punti della città nel corso del suo mandato con la giunta Botta, e auspica una risoluzione rapida del problema: «Non è un’utopia - scrive - pensare ad una Como in cui passeggiando per i giardini a lago e per il centro non si senta tanfo di urina; una Como in cui non ci siano bagni chimici o quei gabbiotti in cui la gente ha paura di entrare, posizionati maldestramente anche sul lungo lago o in piazza Cavour, come è avvenuto pure questo inverno, ma pissoir e bagni per le signore tenuti in ordine come in una qualsiasi città svizzera e del nord Europa; una Como in cui, insieme a questi spazi, si possa introdurre anche più attenzione ai servizi per le mamme, allestendoli con i fasciatoi. Non è un’utopia, ma siamo ahimè ancora così lontani dal poterci dire una città civile».

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