Green pass sul posto di lavoro
Ancora 70mila non sono vaccinati

Il 18% della forza lavoro non è protetta - Obbligo vaccinale, economisti e imprenditori concordi - Il costituzionalista: «Soluzione severa ma obbligata»

Al momento sono 70mila i comaschi non vaccinati in età lavorativa, una fetta comunque consistente della popolazione pari a circa il 18% dei cittadini tra i 20 e i 69 anni. La campagna vaccinale è ancora in corso, ma le nuove adesioni salgono con estrema lentezza. L’estensione dell’obbligo del Green pass sui luoghi di lavoro è la strada verso cui si orienta il governo al netto delle tensioni con la Lega. Oggi è atteso un consiglio dei ministri per un primo ok al Green pass per gli addetti alle mense e alle pulizie nelle scuole e negli ospedali. Slitta il certificato per bar, ristoranti, cinema e palestre e per la pubblica amministrazione.

Il Green pass comunque non è un vero obbligo sancito da una legge e sulla sua estensione è in corso un dibattito non solo politico, ma anche giuridico, economico e sociale.

Cosa dice la Costituzione

«L’obbligo vaccinale si può introdurre senza problemi come accaduto nel comparto della sanità – spiega Giorgio Grasso, costituzionalista e docente dell’Insubria –. Lo stabilisce l’articolo 32 della Costituzione. Rientra nel campo dei trattamenti sanitari, è già successo anni fa con le vaccinazioni pediatriche. È la soluzione più severa ed ha bisogno di una legge. Il Green pass, quindi vaccino, tampone o certificato di guarigione, è uno strumento intermedio nato per la libera circolazione e poi esteso progressivamente. A mio parere è coerente per un pieno godimento dei diritti altrimenti compromessi dalla pandemia. È una buona soluzione transitoria, ma penso che la via maestra resti l’obbligo».

Nella pubblica amministrazione vige il principio di solidarietà, il diritto nasce dalla responsabilità condivisa dei doveri. Nella nostra provincia sono circa 7.500 i lavoratori della pubblica amministrazione tra Comuni, forze armate ed enti statali. Per la scuola il Green pass è già un requisito necessario per lavorare. Nel Comasco sono 8.500 docenti e bidelli nelle sole scuole statali, 17mila gli operatori di tutto il comparto, compresi istituti privati, asili, addetti alle mense.

«Io penso che non arriveremo al definitivo obbligo vaccinale, ma ad un ragionevole bilanciamento di interessi e diritti – ragiona Giuseppe Battarino, magistrato comasco – e il Green pass mi pare già ben tradurre questa ragionevolezza. La premessa scontata è che i vaccini sono lo strumento principale per contrastare la pandemia». Il vero obbligo vaccinale esiste per i sanitari, medici, ospedalieri e un lungo elenco di liberi professionisti. «Il Green pass sul posto di lavoro è di fatto una limitazione della libertà – commenta Giuseppe Porro, economista politico comasco e membro della Banca di credito di Barlassina – ed alcuni colleghi lo considerano un obbligo mascherato. Sono però disposto a sottostare a questa regola a fronte del beneficio collettivo che ne deriva. Nel mondo bancario le restrizioni sono ben tollerate pur di portare avanti l’economia».

Ricadute pericolose

Con le vaccinazioni il ritorno della pandemia quest’autunno è un’eventualità si spera non così drastica, ma le ricadute possono comunque essere importanti. «Occorre fare il vaccino per solidarietà civile – dice Martino Verga, a lungo ai vertici della Confindustria comasca e ora presidente della Fondazione comasca -, a garanzia del diritto al lavoro di tutti. In particolare penso alle persone fragili che non possono fare il vaccino. I colleghi contrari al vaccino mettono in pericolo la loro salute». «Solo il vaccino ci ha riportato verso una reale ripresa – aggiunge Marco Mazzone, presidente della Compagnia delle Opere comasca – mi pare l’unica possibilità per tornare ad essere davvero liberi. Le imprese hanno sempre remato verso questa direzione. Dico sì al Green pass e all’obbligo senza alcun dubbio».

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