Hotel di lusso pronto e mai aperto
Inchiesta per frode fiscale

Como, la Guardia di finanza apre un accertamento sui lavori per l’albergo a 5 stelle di via Manzoni

«Il nostro hotel aprirà a febbraio 2020», si legge in una risposta su google della direzione a una avventata “cliente” che aveva valutato con 4 stelle un albergo in realtà mai aperto. Eppure dei visitatori l’O Hotel di via Manzoni, cinque stelle lusso a due passi da Sant’Agostino, li ha avuti alla fine dello scorso anno: i finanzieri della sezione verifiche complesse del Nucleo di polizia economico finanziaria di Como.

La verifica fiscale

La Guardia di finanza ha aperto una verifica fiscale prima, sfociata poi in un’inchiesta della Procura di Como, sui lavori di costruzione dell’albergo di proprietà della Fanny srl, società che in città gestisce numerosi ristoranti e il cui amministratore e proprietario è il ragioniere comasco Mario Piva.

Le fiamme gialle hanno contestato a Piva una serie di presunte irregolarità fiscali che hanno portato alla realizzazione di un dossier, inviato alla Procura, nel quale si ipotizza una maxi frode fiscale da oltre sette milioni di euro. Sospetti che, dal canto suo, l’amministratore della Fanny ha già abbondantemente respinto durante la verifica fiscale.

La questione è piuttosto tecnica, anziché no. Ma, provando a semplificare, la questione alla base di tutto è la creazione, da parte dello stesso ragionier Piva, di una società gemella della Funny (che ha chiamato Fanny Gest) che secondo le fiamme gialle sarebbe servita soltanto a creare un volume di fatture utile a scaricare una serie di costi fiscali.

Nel concreto. La Funny srl, che ha sede in via Napo Toriani, a Como gestisce i bar e i ristoranti La Darsena, l’Antica Riva, Il Vecchio Borgo, Al Cucchi, Al Lungolago, mentre a Milano è titolare della gestione del ristorante Il Drago. Sei anni fa Mario Piva decide di lanciarsi in una vera e propria impresa, soprattutto immobiliare: la realizzazione di un albergo extra lusso in fondo a via Manzoni, nel punto in cui la strada curva verso Sant’Agostino. E così agli inizi del 2015 apre la Fanny Gest srl, che diventa - di fatto - la società a cui la Fanny srl affida l’incarico di coordinare i lavori di costruzione dell’albergo.

Stando a quanto dichiarato dallo stesso Piva ai finanzieri, in sede di verifica, la scelta sarebbe stata più che legittima in quanto la Fanny non avrebbe avuto la struttura per occuparsi di un ruolo così complesso. Stando a quanto concludono invece i finanzieri, la creazione della società sarebbe soltanto una sorta di interposizione illegittima tra il committente e le imprese esecutrici, così da consentire l’emissione per fatture per operazioni di fatto inesistenti.

Le fatture da scaricare

L’amministratore della Fanny srl ha mostrato non solo le fatture, ma anche i lavori eseguiti connessi a quelle fatture. E nonostante questo le fiamme gialle hanno contestato al ragionier Riva una frode fiscale nella quale si ipotizza, tra il 2015 e il 2019, l’emissione di fatture utili esclusivamente a scaricare i costi fiscali per un importo complessivo superiore ai 7 milioni di euro.

Secondo i finanzieri, inoltre, quantomeno nella prima fase di cantiere la Fanny Gest non avrebbe neppure avuto alcun titolo a risultate come società appaltatrice dei lavori.

Lavori che si sono conclusi a fine 2019. A febbraio 2020 l’albergo doveva aprire. Poi è arrivato il Covid.

LA DIFESA DI PIVA

«Riteniamo e siamo certi di poter dimostrare che non esiste alcuna interposizione tra la società Fanny srl e Fanny Gest srl, in quanto l’interesse della prima era divenire proprietaria di un terreno, costruire un fabbricato per poi darlo in locazione, della seconda sottoscrivere un contratto d’appalto per l’esecuzione delle opere edili che hanno generato un albergo perfettamente ultimato».

Mario Piva, l’amministratore delle due società a cui la finanza contesta una triangolazione di fatture ipotizzando una frode fiscale milionaria, non ci sta a passare per il dominus di un’operazione fiscale opaca. E, attraverso il suo legale, l’avvocato Massimo Di Marco, replica: «La società Fanny Gest, al tempo in cui risalgono le contestazioni, aveva alle proprie dipendenze oltre 170 persone, di cui alcune con qualifica tecnica specializzate appositamente per la costruzione di edifici. La Fanny srl nessun personale dipendente. I medesimi costi sostenuti da Fanny Gest srl sono stati rifatturati a Fanny srl con l’aggiunta dei costi gestionali operativi e del proprio personale; in ogni caso se non ci fosse stata Fanny Gest, la stessa Fanny avrebbe ricevuto i medesimi costi per la costruzione dell’albergo».

L’imprenditore ha annunciato già la decisione di voler «avere con la Procura un incontro chiarificatore». Nel quale poter spiegare come la società accusata dalle fiamme gialle di essere stata creata solo per abbattere i costi fiscali, in realtà «aveva ottime capacità costruttive come peraltro pacificamente dimostrato con i fatti: un albergo con autosilo di tre piani interrati con 120 posti, di cui 9 metri sotto la falda del lago, ultimato nei tempi prestabiliti, in un contesto di edificazione complesso. Opere eseguite senza particolare disturbo al quartiere ed all’intera comunità».

Infine un annuncio: «Entro la primavera apriremo l’autosilo, il più vicino alla passeggiata a lago, dando un ulteriore servizio alla città. Non appena terminata l’emergenza sanitaria inaugureremo l’hotel, sicuri che per la bellezza del design e le qualità della nuova struttura darà ottime soddisfazioni».

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