I sanitari che rifiutano il vaccino
Al Sant’Anna in 16 sospesi senza paga

In 8 corrono ai ripari: riammessi in corsia - Ats avvia accertamenti su 350 persone nel Comasco - In rianimazione un medico che ha rifiutato il vaccino

Sanitari no vax, 350 accertamenti a Como, mentre al Sant’Anna scattano 24 richiami e 16 tra medici, infermieri e personale sanitario sono stati lasciati fuori dall’ospedale. Ma c’è anche chi finalmente corre ai ripari: sempre al Sant’Anna in otto hanno deciso di vaccinarsi e sono così tornati in corsia.

In totale l’Ats Insubria ha trasmesso 759 accertamenti ai sanitari che non hanno assolto all’obbligo vaccinale, di questi 254 interessano posizioni di dirigenza medica. Meno della metà delle lettere, 350 circa, sono arrivate a sanitari comaschi, le restanti ai colleghi varesini.

Nel panorama lombardo l’Ats Milano ha trasmesso 938 accertamenti a sanitari non vaccinati, l’Ats Montagna 42, l’Ats Brianza 550, quella di Bergamo 307, 487 Brescia, 761 Val Padana, 506 Pavia. In totale sono 4.350 sanitari, il dato è aggiornato alla scorsa settimana. In seguito a controlli, solleciti dell’ultima ora, raccomandate, le reali sospensioni sono minori degli accertamenti iniziali. La legge stabilisce che la vaccinazione è un requisito essenziale per svolgere la professione sanitaria a contatto con il pubblico, ma ove possibile i datori possono anche demansionare il professionista non vaccinato ad altri ruoli lontano dai pazienti.

Guardando alle sole sospensioni scattate nelle strutture pubbliche ospedaliere, nell’Asst Lariana sono stati 24 i sanitari interessati da accertamenti, di questi 16 sono stati lasciati a casa senza stipendio mentre 8 sono stati riammessi perché nel frattempo si sono ravveduti, facendosi vaccinare. A titolo d’esempio, come paragone, gli accertamenti scattati all’Asst di Lecco sono stati 24, in quella di Monza 12, negli ospedali di Mantova 70, in quelli della Valtellina e dell’alto Lario 23, 31 a Cremona, 11 a Lodi, 21 a Varese, 58 a Brescia, 68 a Bergamo, 79 nel milanese.

Agli Ordini professionali arrivano le notifiche per procedere alla formale sospensione, così hanno fatto medici e chirurghi, infermieri, farmacisti, veterinari e tecnici delle professioni sanitarie. L’obbligo riguarda anche dentisti, assistenti alla poltrona, fisioterapisti, psicologi, insomma tutto il comparto

Il personale sanitario dell’Ats Insubria a cui è arrivato un accertamento si ferma a sei professionisti, di cui due riammessi per una successiva vaccinazione, mentre per quattro dipendenti la procedura è descritta come in itinere. Pochi i sospesi anche nelle altre Ats.

«Sicuramente ci sono casi di sanitari che hanno scelto di non farsi vaccinare anche sul nostro territorio – spiega Giuseppe Catanoso, direttore sanitario dell’Ats Insubria – come un collega che aveva e forse ha ancora posizioni critiche rispetto al vaccino e che ora è in terapia intensiva. Un fatto che dovrebbe far riflettere. Molti accertamenti comunque riguardano documentazioni tardive, pec non lette, vaccinazioni eseguite in Svizzera. Le sospensioni sono un numero ridotto. Una percentuale importante tra il personale sanitario, poi, una volta raggiunta dall’accertamento decide di fare il vaccino».

È possibile in qualsiasi momento fare il vaccino, i sanitari non devono nemmeno prenotare l’appuntamento.

«Segnalo che online circolano cure alternative senza fondamento scientifico – dice ancora il direttore sanitario dell’Ats Insubria – che non sono valide e non proteggono dal Covid, ma anzi rischiano di nuocere alla salute».

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