Cronaca / Como città
Lunedì 07 Marzo 2016
I soci Sca chiedono 4 milioni a Bruni
Il suo legale: siamo parte lesa
L’inchiesta. Emesso un decreto ingiuntivo alla società dell’ex sindaco per il fallito acquisto della concessionaria. I legali di Bruni: siamo parte offesa
Un decreto ingiuntivo da 4 milioni di euro è stato notificato in via Ferrari 14, sede della Iris srl ma anche dello studio professionale dell’ex sindaco Stefano Bruni, che di quella società era fino a poche settimane fa l’amministratore unico.
Nel giallo internazionale che ha travolto l’impero Sca, il gruppo di concessionarie Mercedes oggi alla vigilia di un più che probabile fallimento, è già iniziata la resa dei conti. È stata l’assemblea dei soci del gruppo Sca a dare mandato ai legali di chiedere l’emissione di un decreto ingiuntivo milionario nei confronti della compagine imprenditoriale che lo scorso anno aveva rilevato il 35% della società con sede in via Cecilio versando quattro milioni in obbligazioni il cui valore reale, secondo una perizia del Tribunale di Milano, sarebbe però risultato equivalente a quello della carta utilizzata per stamparle, cioè nulla.
Secondo l’ormai ex proprietario di Sca, Luigi Marino, quei bond quotati a Vienna che non si sono mai trasformati in denaro contante sono una delle cause - se non la principale - che hanno spinto la propria società verso il baratro di debiti non più sostenibili.
Lo stesso Bruni, nelle scorse settimane, ha messo nero su bianco un esposto nel quale si dice parte lesa di una vicenda con tanti lati oscuri. Se l’ex sindaco di Como preferisce non parlare in prima persona, il suo legale, l’avvocato Giuseppe Sassi, vuole mettere un paio di puntini sulle “i” nell’affaire Sca.
«Prima di tutto - spiega il noto penalista comasco - è bene chiarire che noi in tutta questa vicenda siamo parte offesa. Anche perché se è vero che le obbligazioni G-Diamonds sono state giudicate senza valore, allora è anche vero che il dottor Bruni ha ceduto il capitale sociale della sua società (la Iris srl) a valore zero». Come dire: chi, volendo mettere in piedi un raggiro ai danni di un’altra società, avrebbe accettato di esserne lui stesso vittima?
«Inoltre - prosegue l’avvocato Sassi - appena Stefano Bruni si è accorto di quale fosse la situazione ha ripetutamente chiesto spiegazioni ai rappresentanti di G-Diamonds, legali compresi, senza ottenere risposte se non di natura interlocutoria. E, di conseguenza, ha dato le dimissioni dalla qualifica di amministratore unico».
L’avvocato elenca poi tutti quegli atti compiuti dall’ex sindaco che, a suo dire, dimostrerebbero l’assoluta buona fede in questa vicenda: «Ha aderito subito alla richiesta di Sca per la valutazione dei bond da parte del Tribunale e infine abbiamo depositato in Procura un esposto nel quale narriamo per intero i fatti, pronti a costituirci parte civile nei confronti della G-Diamonds».
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