Cronaca / Como città
Domenica 23 Gennaio 2022
I volontari al lavoro: «Il nostro impegno
per ripulire la città. Ma diamo fastidio»
Una mattina con gli instancabili volontari dell’associazione “Per Como pulita” - Rimediano a scritte sui muri, vandalismi e degrado - «Poco dopo tutto da rifare. Perché nessuno interviene?»
«Oggi abbiamo in calendario 30 interventi. Domani ne faremo altrettanti. Ogni settimana riceviamo circa 200 segnalazioni, poco meno di un migliaio al mese. Interveniamo, puliamo, ma spesso dopo pochi giorni, anche ore, tutto torna come prima. Eppure si conoscono i nomi di chi imbratta la città. Li abbiamo anche fatti a chi di dovere. È diventato un problema di ordine pubblico».
Luca Baj Rossi , presidente di “Per Como Pulita”, scende dalla Fiat Panda e scarica un grosso barattolo di vernice e i pennelli. La giornata parte da Como Borghi, stazione spesso colpita dalle scritte becere (e pure brutte) dei writers.
Niente di paragonabile a qualcosa di artistico, solo scarabocchi o poco più. Dal 2013 l’associazione, che ruota attorno alla sede-magazzino di piazza Martinelli, da dove partono le “spedizioni” quotidiane, opera per le strade della città e della periferia nel tentativo di ripulire muri, levare la spazzatura, sistemare ciò che viene rotto dai vandali.
Giornate – come quella di ieri, che abbiamo trascorso con loro – che iniziano alle 9 della mattina e che proseguono per tre, quattro ore. Poi, alla domenica, di nuovo in strada a rendere bello ciò che bello non è più.
«Ormai i writers li conosciamo tutti, le firme sono sempre le stesse – dice Gianluca Vicini , fondatore e coordinatore di “Per Como Pulita” – Ci hanno anche minacciato in passato. Questa è stata la cosa che ci ha fatto più male. “Tutti i writers contro Como pulita”, avevano scritto, e anche “Como Punita”. Chi ce lo fa fare? L’amore per la nostra città, ma anche la vergogna nel vedere come spesso viene ridotta».
I volontari che accompagnano Gianluca e Luca sono 14, mentre gli associati sono una ventina. In strada non ci sono solo comaschi, ma anche stranieri («C’è una donna colombiana e una francese che ci aiutano, ma anche un cittadino belga»). Lo stesso presidente, Luca Baj Rossi, non è di Como ma abita a Capiago. «Ma Como rimane la mia città», ribadisce subito. «Dove operiamo? Cancelliamo scritte dai muri, togliamo l’immondizia, ripristiniamo il decoro, puliamo i boschi… facciamo un po’ di tutto», dicono in coro. Intanto, pennello in mano, hanno già levato almeno tre scritte che deturpavano l’esterno e gli edifici adiacenti alla stazione di Como Borghi.
«Guardate bene quello che stiamo pulendo – dice il fondatore, con tono di sfida – Tra una settimana, magari di meno, sarà di nuovo tutto come prima, imbrattato dagli incivili. Noi sappiamo chi sono, li abbiamo anche denunciati. Ma tutti sanno chi sono, non solo noi, eppure non si fa nulla per evitare che questo accada».
Per Como Pulita interviene soprattutto nelle aree pubbliche, in forza di una convenzione con il Comune, ma opera anche sul privato. «Quando le scritte dei writers sono molto visibili chiediamo se possiamo ripulirle e spesso i proprietari dei muri ci dicono di fare pure. Come ci accoglie la città? Bene, capita che i cittadini ci offrano il caffè, che ci sostengano. Sono rari i casi contrari. Usiamo prodotti di alta qualità, presi nei migliori colorifici. Conosciamo oramai le tinte di tutte le aree della città».
E i costi chi li sostiene? «Spendiamo circa 7 mila euro all’anno in materiale – risponde Gianluca Vicini – Il Comune contribuisce con 2500 euro ogni due anni. Poi ci sono diverse associazioni che ci aiutano, ma anche i tifosi del Como, oppure cittadini privati. Una signora ottantenne ha saputo quello che facevamo e ci ha fatto un bonifico da 500 euro».
Giorni di lavoro e di fatica, come ieri, con la temperatura vicina allo zero, a ripulire il centro tra gli spifferi di vento gelido. Con solo quelle due grandi amarezze, le minacce e lo sfregio più grande, vedere imbrattato di nuovo – quasi in tempo reale – ciò che era appena stato ripulito. «Alle volte abbiamo la sensazione che ci osservino – è l’amara conclusione – Eppure nessuno interviene. Como città turistica deve essere anche decorosa. Non solo a parole, ma pure nei fatti».
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