Il Comune vuole 17mila euro da Viola
Ma “dimentica” di chiedere 2,5 milioni

Palazzo Cernezzi notifica un precetto di pagamento all’ex direttore dei lavori

A rileggerla con gli occhi del buon senso, più che del formalismo giuridico, sembra di trovarsi di fronte alla parabola della pagliuzza e della trave. Il Comune di Como ha notificato un atto di precetto (ovvero l’intimazione al pagamento, pena l’avvio di azioni coattive più serie) da 17mila euro ad Antonio Viola, ex dirigente del Comune stesso ed ex direttore lavori delle paratia. Motivo la sentenza (peraltro non ancora passata in giudicato) con la quale la Corte dei conti ha condannato Viola e Antonio Ferro a risarcire i danni per colpa grave all’amministrazione comunale, per via del pasticcio del cantiere senza fine.

Il ricorso in Tribunale

Peccato che, per dirla con l’atto di opposizione inviato al Tribunale di Como dai legali di Viola, ovvero gli avvocati Elia ed Elisabetta Di Matteo, mentre l’amministrazione si prodiga per incassare i 17mila euro contestati a Viola, dimentica di procedere contro gli altri enti che, stando alla sentenza della stessa Corte dei conti, sono responsabili dei restati 2,5 milioni di danni erariali.

Scrivevano i giudici contabili nella sentenza di condanna: «Tutti gli attori che avevano approvato il progetto originario e che poi avevano cambiato idea hanno contribuito significativamente ad attivare la serie causale del danno». E ancora: «Regione, Soprintendenza, Comune, progettisti, commissione di collaudo e la stessa Sacaim hanno cooperato ciascuno in base alla propria posizione a determinare il danno». E i giudici contabili andavano oltre quantificando anche quel danno: Regione Lombardia 439mila euro, Soprintendenza idem, giunta comunale (in carica all’epoca) 131.700 euro; segreteria generale stessa cifra; avvocatura comunale (la stessa che ora notifica il precetto all’ingegner Viola) sempre 131.700 euro. In fondo alla classifica Ferro, 27.234 euro, e Viola, 16.692 euro.

«Disparità di trattamento»

Gli avvocati dell’ex direttore lavori, nel loro ricorso, sottolineano come il Comune abbia di fatto omesso di sollecitare il pagamento di 2,2 milioni di euro agli altri enti accusati di aver causato il danno erariale, ma anche di non averlo fatto con gli assessori, il sindaco dell’epoca, i dirigenti dell’ufficio legale e il segretario generale. Configurando così - a detta dei legali di Viola - una «disparità di trattamento» visto che «solo il 3,8%» dei danni contestati ai vari attori comunali «è riferibile all’operato» dell’allora direttore dei lavori delle paratie e che, guardando la cifra complessiva, la partecipazione di Viola allo sperpero di denaro pubblico si limiterebbe ad appena lo 0,6% del danno contestato

Secondo lo studio legale Di Matteo ci sarebbe un «dovere» da parte di Palazzo Cernezzi di «escutere in via prioritaria il credito principale e le cospicue somme dovute dai più». Senza contare - viene sempre sottolineato nell’atto - che la motivazione della sentenza della Corte dei conti censura l’operato dell’avvocatura comunale, che si troverebbe così in conflitto d’interesse nel momento in cui promuove un precetto per chiedere all’ex dirigente quello stesso danno di cui lo stesso ufficio legale è stato ritenuto in qualche modo responsabile. La pagliuzza e la trave. E l’ennesimo ricorso giudiziario per una vicenda, quella del cantiere paratie, che non conosce pace.

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