Cronaca / Como città
Mercoledì 23 Settembre 2015
Il Consiglio dibatte di sgabelli
Un’ora e a casa: 2mila euro buttati
Seduta lampo, convocata per discutere di una commissione e di un paio di mozioni. Il presidente Legnani: «Uno spreco? Non è colpa mia. Lo hanno deciso i capigruppo»
Seduta record del consiglio comunale lunedì sera. Appello alle 20.45 e tutti a casa alle 22.05. Il motivo? Non c’era più nulla da discutere. L’ora e 20 minuti di riunione per parlare - in rigoroso ordine - della proroga della commissione statuto, di una mozione di Alessandro Rapinese (Adesso Como) che chiedeva di sostituire le sedie dei consiglieri con gli sgabelli per essere nelle stesse condizioni di chi si siede sulle panchine di viale Geno e di due interrogazioni di Laura Bordoli (Ncd) sulla casetta del lungolago e sui vigili tributari, è costata ai comaschi più di 2mila euro. Ciascuno dei consiglieri comunali (25 quelli presenti a cui vanno aggiunti sindaco e presidente del consiglio, che hanno però un’indennità fissa) ha percepito un gettone lordo di 69,72 euro. A questo si devono però sommare il costo degli straordinari notturni del personale (19,36 euro l’ora nella fascia più bassa per ciascuno degli otto dipendenti) oltre ai costi di illuminazione.
Dopo la discussione sulla proroga della commissione per la revisione dello Statuto comunale si è passati alla mozione-provocazione di Rapinese, che aveva anche detto chiaramente che in caso di approvazione avrebbe pagato di tasca propria gli sgabelli al posto delle sedie con schienale. Nella discussione il consigliere Pd Raffaele Grieco è arrivato addirittura a chiamare in causa il segretario generale Tommaso Stufano per un parere. Quest’ultimo è intervenuto dicendo che la parte del documento «in cui si dice che vengano segati gli schienali, non è ammissibile poiché mi sembra un’istigazione al danneggiamento del patrimonio pubblico». L’alternativa proposta da Rapinese era la sostituzione delle sedie a sue spese.
Il documento è stato bocciato con 18 voti contrari, 3 astensioni e 2 favorevoli. A seguire, come detto, le interrogazioni di Bordoli durate in tutto 20 minuti.
Su Facebook Anna Veronelli (Forza Italia) ha sbottato dicendo: « Alle 22 già finisce il consiglio comunale. Durato un’ora e un quarto. Costato qualche migliaio di euro. Una delibera procedurale, una mozione, due interrogazioni. Avevamo poco all’ordine del giorno. Si poteva aspettare a convocare il consiglio quando vi fossero più argomenti da discutere. Ma qui non si muove nulla... I mesi passano, i problemi restano». Tra i commenti quello di un’altra consigliera, Ada Mantovani (dello stesso gruppo di Rapinese: «È per questo motivo che non sono venuta in consiglio. Soldi buttati al vento senza motivo; personalmente non ho voluto contribuire allo spreco di denaro pubblico aggiungendo il mio sia pur misero gettone di presenza».
La polemica si è poi infiammata con accuse lanciate dalla consigliera Pd Andrée Cesareo contro Rapinese: «l punto più basso del consiglio comunale di Como. Il consigliere Rapinese propone e fa discutere al consesso una mozione sul cambio delle sedie della sala consiliare. Vi prego, ditemi che è un incubo. Ho vergogna io per lui». Da Rapinese è arrivata la replica: «Non decido certo io gli argomenti in discussione in aula. Non c’è niente da discutere perché questa amministrazione non sta facendo nulla. Si vergogni di come il Pd governa la città».
A convocare la seduta il presidente del consiglio Stefano Legnani, che scarica però le responsabilità: «La decisione è stata assunta dalla conferenza dei capigruppo. A posteriori ammetto che sarebbe stato meglio sommare tutto in una seduta unica, ma non è sempre facile prevedere la durata delle discussioni. Abbiamo comunque annullato la seduta del 28 e forse salterà anche quella del 5».
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