Il cranio del comasco Plinio il Vecchio
“dimenticato” in un museo a Roma

Si trova in una vecchia teca: il caso sollevato dal quotidiano La Stampa

In una vecchia teca del Museo dell’arte sanitaria, nella capitale, c’è il cranio di un celebre comasco, uno dei personaggi più noti dell’antica Roma: Plinio il Vecchio. Nato a Como nel 23 d.C. e morto mentre coordinava le operazioni di soccorso dopo l’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., comandava la flotta militare e fu un infaticabile studioso (scrisse tra l’altro la Naturalis Historia, in 37 libri).

Il caso dei suoi resti “dimenticati” in quella teca è stato raccontato ieri dal quotidiano La Stampa, che ha anche lanciato l’idea di commissionare a un’antropologa un esame in grado di stabilire con certezza se si tratti proprio del cranio di Plinio.

Nei primi anni di vita, spiegano gli esperti, gli isotopi radioattivi contenuti nell’acqua da bere si depositano nei denti: essendo nato a Como, basterebbe verificare se gli isotopi contenuti nei denti corrispondono a quelli dell’acqua che scorre nel nostro territorio.

Già oggi comunque diversi elementi fanno pensare che si tratti proprio dei resti di Plinio. Ai primi del Novecento l’ingegnere napoletano Gennaro Matrone condusse scavi alla foce del Sarno e scoprì 73 scheletri. Uno, isolato dagli altri, indossava numerosi gioielli d’oro: si trattava di ornamenti e un gladio tempestato di conchiglie dorate, identificati in seguito come tipici simboli di onorificenze e alte cariche militari, soprattutto marittime. L’anello con le teste di leone, per di più, era tipico del ceto equestre dal quale proveniva Plinio.

Matrone all’epoca non venne preso sul serio, donò il teschio a un generale e quest’ultimo lo consegnò al museo dell’Arte sanitaria di Roma, dove ancora si trova. Nella teca un cartoncino scritto a mano riporta: «Cranio di Plinio il Vecchio».

È così assurdo pensare di riportare Plinio nella sua città natale, magari in quel museo civico che ha tanto bisogno di rilancio?

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