Il declino azzurro
E la Lega fa il pieno

Musi lunghi in Forza Italia mentre il Carroccio fa incetta nei Comuni, in Regione e in Parlamento

Parabole opposte quelle della Lega e di Forza Italia. Da un lato c’è il Carroccio che, in provincia di Como, ha fatto il pieno di voti portando cinque comaschi a Roma (Nicola Molteni, Alessandra Locatelli, Eugenio Zoffili e Claudio Borghi alla Camera ed Erica Rivolta al Senato) e per due dei quali (Molteni e Borghi) la possibilità (se la Lega andrà al Governo) di diventare sottosegretari e raddoppiando il numero di consiglieri regionali (eletti Fabrizio Turba e Gigliola Spelzini). Per Turba quasi certo un posto da sottosegretario (l’ufficialità è attesa per oggi) benché sia alla prima esperienza in Regione. Il quadro dei posti importanti comprende anche un sindaco (Edgardo Arosio a Cantù) e due assessori nel capoluogo (la stessa Locatelli, che è anche vicesindaco) e Adriano Caldara.

In casa di Forza Italia, invece, i sorrisi del dopo elezioni hanno lasciato spazio alla delusione. Nessun comasco in Parlamento (quattro gli eletti sul Lario, ma tutti “paracadutati”: Licia Ronzulli, Laura Ravetto, Adriano Galliani, Antonio Palmieri) e in Regione le aspettative di avere Alessandro Fermi in giunta si sono gelate subito dopo il voto. Per lui, salvo ribaltoni, ci sarà la presidenza del consiglio. E questo nonostante alle regionali Forza Italia a Como abbia fatto il miglior risultato lombardo, ottenendo il 16,4% ).Un sindaco (Veronica Airoldi a Erba) e due assessori nel capoluogo (Francesco Pettignano e Amelia Locatelli).

Un declino che porta diversi esponenti a prendersela con la gestione del partito. «Quanto sta succedendo non mi sorprende - tuona Mario Alberto Taborelli, ultimo parlamentare azzurro eletto sul Lario (ha finito la legislatura nel 2006, 12 anni fa) e in passato coordinatore azzurro - perché la responsabile è andata a Roma e spero non ci sia più a guidare il coordinamento regionale (si riferisce a Mariastella Gelmini, ndr) colpevole di «non aver nominato un commissario dove il candidato regionale era anche sottosegretario e coordinatore provinciale. Già si sapeva come opera, come pure che alla fine avrebbe difeso a spada tratta la sua provincia, Brescia». Dal canto suo Sergio Gaddi, forzista della prima ora, non eletto alla Camera difende il movimento, ma attacca sull’assenza di rappresentanza: «Berlusconi - le sue parole - è il vero rivoluzionario della politica italiana e chi pensa di archiviarlo andrebbe espulso. Per me i parametri fondamentali sono capacità e merito e tutto il resto, compresa la territorialità viene dopo. Questo non significa però farsi prendere per fessi: l’errore grave è stato non aver combattuto per una rappresentanza parlamentare e, quindi, nazionale. Questa era la vera priorità del territorio da cui sarebbe derivato tutto il resto». Parla anche Giorgio Pozzi, ultimo assessore comasco in giunta per Forza Italia ben 13 anni fa: «Non candidare persone del territorio, cosa emersa anche altrove e su cui mi pare siano intervenuti criticamente esponenti di spicco del partito, incide sul risultato. Sono cose che paghi: avremmo avuto più voti con la nostra gente».

© RIPRODUZIONE RISERVATA