Il disco orario si aggiornava da solo
C’era il trucco ma non la truffa

Imputato assolto perché il reato non sussiste. L’avvocato: «Nessun guadagno». L’auto sostava nella ztl. La notizia aveva colpito la stampa estera e aveva fatto il giro del mondo

Aveva fatto il giro del mondo la notizia del disco orario motorizzato che permetteva una sosta illimitata, portata all’onore delle cronache giusto un paio di anni fa dagli agenti della polizia locale di Como. La foto del meccanismo temporizzato (un orologio in pratica), che faceva girare il disco, mantenendo così sempre aggiornato l’orario di inizio sosta della vettura, aveva molto incuriosito la stampa estera. Molti i giornali e i siti stranieri che l’avevano pubblicata con una bella evidenza, ritenendo quella vicenda uno spaccato del Belpaese, l’ennesimo, fantasioso e geniale espediente applicato all’arte dell’arrangiarsi, di cui evidentemente noi italiani siamo considerati i campioni.

Il caso ora è approdato in tribunale: l’uomo era stato denunciato per truffa aggravata (perché consumata nei confronti della pubblica amministrazione).

Ebbene, il dibattimento si è concluso con un esito tutt’altro che scontato, viste le premesse e l’ondata di sdegno contro i soliti furbetti della sosta. Il giudice Luciano Storaci ha mandato assolto l’imputato, 50 anni, ritenendo che non sussistano gli estremi del reato per il quale era stato chiamato in giudizio, e per il quale il pm d’udienza aveva chiesto invece una condanna a quattro anni. «Decisione corretta e ineccepibile - commenta il difensore dell’imputato, l’avvocato Alessandro Borghi - Perché esista una truffa, deve esserci un ingiusto guadagno da parte di chi l’ha architettata e, per converso, un danno patrimoniale per chi l’ha subita. In questo caso il mio cliente non ha incassato nulla e di contro il Comune nulla ha perso».

L’auto era stata multata a maggio 2017 dai vigili all'interno della ztl della città murata. La vettura, di un residente, era autorizzata dunque all’ingresso nella ztl, ma sostava ben oltre i 45 minuti consentiti, proprio in virtù del motorino, alimentato da una pila e nascosto dietro al disco. «Ma in discussione non era l’infrazione - aggiunge l’avvocato Borghi - Ci fu e fu giusta la sanzione, ai termini dell’articolo 157 del Codice della strada. Ciò di cui si discuteva in tribunale era la truffa. Un’accusa che non ha retto al dibattimento».

© RIPRODUZIONE RISERVATA