Il lungolago di Zambrotta
«Scendo in campo anch’io»

L’ex calciatore fu il primo a fare qualcosa per la parte deturpata

«Questo tema lo sento mio, sono al vostro fianco. Qualcosa sta cambiando»

Attacca il lucchetto alla porta da calcio, e sorride. Lucchetto e porta, nel calcio significa: di qui non si passa. E Zambrotta, centrocampista esterno sui campi di mezzo mondo, stavolta si trasforma nel più arcigno dei difensori centrali. A difesa di una città Lui, che forse per primo fece qualcosa di concreto per la questione del lungolago. «Sento la questione come mia. Mi sta a cuore. Per questo aderisco volentieri alla campagna che state sostenendo. Sono in campo con voi». Gianluca Zambrotta, campione del mondo del 2006, oggi allenatore in India, ma in questo caso soprattutto cittadino comasco del centro città, ha voce in capitolo. Nel 2011 donò alla città una porzione di lungolago rifatto. Rimmel e fard per coprire le rughe del volto deturpato di Como, tramite un maxi tappeto d’erba sintetica su tutta la passeggiata - per una lunghezza di circa 170 metri - un’area con giochi per i bambini, paratia in cristallo, sedute, pali illuminanti, cancelli per la chiusura notturna.

Quel giorno dalle parole si passò ai fatti. E ora Zambrotta accende la moviola: «Forse, spero, quel gesto fu una scossa. Non solo la necessità di trovare i colpevoli, ma quella di fare qualcosa, compatibilmente all’immobilismo derivante dalle azioni legali, per ridare una certa vivibilità alla città. Secondo me adesso si respira un’aria nuova. Sono contento che la questione sia stata presa in mano dalla regione Lombardia. Presto ci saranno le elezioni, c’è un certo fermento. Qualcosa c’è in programma di fare. C’è il progetto di sistemare in fretta la parte che porta a Sant’Agostino. Forse vediamo la luce in fondo al tunnel».

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