Cronaca / Como città
Martedì 27 Marzo 2018
Il mago degli Ottomila ai ragazzi
«Non arrendetevi mai»
L’alpinista Marco Confortola in via Belvedere parla della prossima scalata sull’undicesima vetta top: «Ho perso le dita dei piedi, ma sono vivo e felice»
«Obbedire a chi ci vuole bene, studiare, fare sport e non mollare mai. Sono queste le quattro regole che vi faranno crescere bene». Parola di Marco Confortola, 47 anni a maggio, alpinista della Valfurva, che ha già scalato 10 dei 14 ottomila esistenti e che a giorni partirà per tentare l’ascesa dell’undicesimo, il Kangchenjunga, 8586metri al confine tra Nepal e India, la terza montagna più alta del mondo. Confortola ieri era in via Belvedere all’istituto Da Vinci-Ripamonti a parlare con gli studenti. A portarlo a Como “Allenarsi per il futuro” progetto contro la disoccupazione giovanile di Bosch Italia e Randstad e di cui Confortola, insieme ad altri campioni sportivi, è testimonial. L’obiettivo è «orientare i giovani al futuro, attraverso la metafora dello sport: passione, impegno, responsabilità e soprattutto allenamento».
Guida alpina, maestro di sci, tecnico di elisoccorso, ha conquistato il versante nord dell’Everest, 8846metri nel 2004. Era la prima volta che affrontava l’Himalaya e dal campo 3 posto a 8350metri e fino alla cima dovette ricorrere all’ossigeno. Marco si salva passando una notte in una buca a 8300metri. Gli si congelano i piedi e gli devono amputare tutte e 10 le dita: «Sono passato dal 43 al 35 - racconta - Per tornare a camminare, e mi avevano detto che non ce l’avrei più fatta senza un bastone, ci ho messo un anno. Poi ho ricominciato a sciare, andare in montagna. Non esiste che ti fermi e ti piangi addosso. Ti rialzi e vai avanti, non molli. Mai. Che poi quest’amputazione è una cazzata. Provo ancora dolore, soffro il freddo, ma non è nulla rispetto a quello che la vita ti può mettere davanti. Io sono ancora vivo».
Ricordarsi sempre di essere vivi, guardare il bicchiere mezzo pieno, essere ottimisti, essere felici, studiare, ascoltare, essere svegli e poi fare sport per imparare a stringere i denti, soffrire e stare lontano dalla droga e dall’alcol. «Che poi è nello sport che nascono le amicizie, quelle vere». La vita, unico valore insieme all’impegno. «Ti devi sbattere, se dormi non arrivi da nessuna parte. E poi sognare. Sognare per voi giovani è un dovere, è un obiettivo che ti porta a tenere duro».
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