Il nuovo dormitorio
è rimasto sulla carta
In 30 sotto i portici

«C’è bisogno di un’altra struttura in città». Bernasconi, Caritas: «L’impegno per costruire percorsi di inclusione delle persone che vivono ai margini»

Liceo Volta, San Francesco, chiesa del Crocifisso. I portici dei tre edifici, collocati in pieno centro o a ridosso delle mura, da mesi sono diventati un rifugio notturno di chi non ha un tetto sopra la testa.

Così, mentre “Emergenza freddo”, con i suoi novanta posti, lavora a pieno regime senza avere più un letto libero, sono una trentina circa, italiani e stranieri, a trascorrerci la notte, la metà dei quali davanti allo spazio Ratti, di fianco al Tribunale. È bene sottolineare come, fra questi, ci sia chi, per propria volontà, sceglie di non andare a dormire in una struttura. Ma, allo stato attuale, anche se volesse, non ci sarebbe posto.

«Alcuni li abbiamo convinti, altri no – commenta il direttore della Caritas Roberto Bernasconi – del resto, non si può entrare nella testa delle persone. In ogni caso, come ogni anno, l’accoglienza invernale sta andando bene: funziona senza problemi».

Oltre a quelli già citati, in città diverse persone trovano riparo in altri luoghi, per esempio l’ex dogana (vicino alla stazione San Giovanni). «Di sicuro c’è bisogno di un altro dormitorio permanente e, in generale, di uno spazio ulteriore d’accoglienza – commenta Marta Pezzati, presidente di Como Accoglie – Un’altra necessità riguarderebbe un centro serale per i senza dimora. Ci stiamo lavorando, anche se al momento è un’idea in fase embrionale».

Aperto dal 1 dicembre, il dormitorio di via Sirtori, gestito dal progetto “Vicini di strada”, comprende 37 posti (30 per gli uomini e 7 per le donne). Da novembre, invece, con una cinquantina di posti è attiva la tensostruttura all’interno del cardinal Ferrari, gestita proprio da Como Accoglie. Oltre a Rebbio, anche la comunità pastorale dei Santi della Carità (comprende le parrocchie di S. Agata, S. Orsola e Garzola) da dicembre ospita quattro persone all’interno della casa parrocchiale di Sant’Agata. Al momento, l’accoglienza sarà limitata al periodo invernale, con la chiusura fissata per la fine di aprile. Nonostante Emergenza freddo, attiva durante l’inverno, e il dormitorio di via Napoleona (cui si aggiungono l’Ozanam, i comboniani e il don Guanella), i posti in città non sono sufficienti per ospitare tutti i bisognosi. E dopo quasi sei mesi dall’approvazione della mozione approvata a maggioranza e presentata dalle consigliere Patrizia Maesani (gruppo misto, dimessasi a settembre), Barbara Minghetti (Svolta Civica) e Patrizia Lissi (Pd), il Comune non ha ancora individuato una struttura adeguata per ospitare il nuovo dormitorio permanente cittadino.

Intanto, sempre Bernasconi sottolinea l’importanza di costruire percorsi d’inclusione capaci di mettere al centro l’individuo. «Sarà fondamentale – continua – specie nei prossimi mesi e anni. Con le persone in uscita dalle strutture di prima accoglienza, o si prepara un cammino in grado di dare una prospettiva, altrimenti il futuro diventa sempre più complicato, con il rischio di trovarci di fronte a un incremento della marginalità. Certo, una strada di questo tipo implica un cambio di rotta da parte di tutti, compreso chi accoglie». Infine, se diamo uno sguardo anche a cosa sta accadendo nel mondo, è facile prevedere che i movimenti di popolazioni non termineranno a breve. «Se ci attrezziamo per tempo – conclude il direttore della Caritas – riusciremo a non farci cogliere impreparati».

© RIPRODUZIONE RISERVATA