Cronaca / Como città
Mercoledì 06 Luglio 2022
Il paradosso del “Patria”: ci sono soldi e progetto, ma rischia di cadere a pezzi
Piroscafo storico L’imbarcazione, che ha ospitato a bordo Vittorio Emanuele III, ormeggiata a Villa Olmo attende la manutenzione dal 2017.
Una storia paradossale, quella del piroscafo Patria che rischia di cadere a pezzi nonostante ci siano privati pronti a investire (già dal 2018), un progetto di utilizzo per la navigazione (approvato definitivamente dalla Soprintendenza nei mesi scorsi). Questo perché non si può fare la manutenzione.
Manutenzione e certificati
L’imbarcazione dal 2017 è ormeggiata a Villa Olmo (l’attracco è inutilizzato da molti anni), collocazione che l’ha trasformata in un’attrazione turistica visto che tanti visitatori lo fotografano, e il certificato di classe è sospeso dal 2018 poiché, per rinnovarlo, sono necessari interventi di manutenzione straordinaria e revisioni che l’amministrazione provinciale, proprietaria del mezzo, non può effettuare. Proprio per questo già negli anni passati aveva attivato un bando per la concessione del piroscafo ai privati. Privati che dopo un primo progetto che prevedeva la trasformazione del piroscafo in una sorta di albergo galleggiante e, soprattutto, a seguito della pandemia, avevano virato sull’utilizzo per crociere particolari ottenendo l’ok della Soprintendenza(trattandosi di un bene vincolato) nel febbraio scorso.
Il nodo è legato alla manutenzione che potrebbe essere fatta soltanto nei cantieri navali di Dervio o Tavernola, entrambi della Navigazione Laghi. Il motivo? Presto detto. Il piroscafo non può essere sollevato (si spezzerebbe di fatti in due) ma deve essere messo a secco. Il problema, però, sta nel fatto che la Navigazione a più riprese ha detto no all’utilizzo dei suoi cantieri sostenendo che siano già tutti occupati dagli altri mezzi utilizzati per il servizio pubblico.
Mani legate
Anche il “Patria”, però, è di proprietà pubblica (dal 2007 per la precisione, quando l’allora presidente di Villa Saporiti Leonardo Carioni lo acquistò per la cifra simbolica di un euro per salvarlo da una sicura demolizione) e per ristrutturarlo sono stati spesi oltre 3 milioni di euro (anch’essi in buona parte pubblici).
Fatto sta che la Provincia si trova con le mani legate dopo aver fatto tutto quanto in suo potere per salvare il Patria: senza gli spazi per la manutenzione non può sottoscrivere il contratto di concessione con i privati (la società The Lake of Como Steamship Company di Enrico Guggiari e Giorgio Porta) che, a loro volta, non avendo il mezzo in concessione, non possono intervenire. Un corto circuito, insomma, che con il passare del tempo rischia di far precipitare le condizioni del piroscafo in un precipizio nonostante in passato i comaschi si siano mobilitati per chiedere che venisse salvato.
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