Il sabato di shopping? Dimezzato
«Pesa l’assenza di svizzeri e turisti»

Primo bilancio per i negozianti comaschi: «Manca una quota importante di clienti» - Si aspetta il via libera ai ticinesi ma anche il ritorno dei visitatori dall’estero. Semivuoti i bar

Solo un anno fa, passeggiando per la città murata, toccava fare lo slalom fra i trolley e le persone a spasso con la cartina in mano, il cappello in testa e la macchina fotografica al collo. Ora , invece, con le frontiere ancora chiuse, dalle vie comasche sono spariti completamente i turisti. Un’assenza che pesa non solo sul comparto di riferimento. In queste due settimane scarse di riapertura, i negozianti del centro hanno notato eccome la mancanza degli stranieri, diventati negli anni clienti affezionati.

E non solo di quelli in vacanza, ma anche dei ticinesi, spesso a Como per acquisti, soprattutto il sabato pomeriggio. «La situazione è abbastanza tranquilla– commenta il presidente lariano di Federmoda Marco Cassina – Senza svizzeri e, in generale, clienti in arrivo dall’estero, si toglie una bella fetta. Il ticinese è ormai un acquirente molto presente. In generale, la situazione è abbastanza tranquilla, poi dipende dal tipo di prodotto. Nel nostro settore, del resto, avendo tolto metà stagione, rispetto allo scorso anno, se va bene, avremo venduto la metà, a parità di merce acquistata».

Per i negozi, non è ancora il momento di tirare una riga e fare i conti. Però, dopo due settimane dalla riapertura, i pareri non sono negativi. Sebbene alcune serrande siano rimaste abbassate e probabilmente non si rialzeranno più. «Devo dire la verità – spiega Federico Butti, del negozio omonimo di scarpe in via Luini – con tutte le misure sanitarie del caso, il movimento c’è e la gente ha voglia di spendere La clientela? Soprattutto comasca, ma si comincia a vedere pure qualche milanese. Aumenterà magari quando riapriranno la Lombardia. Certo, non è paragonabile con lo scorso anno: se mettiamo a confronto queste giornate con quelle di un periodo “normale”, bisogna contare circa un cinquanta per cento in meno. Cosa manca? Il turista. Si sente l’assenza dello svizzero e del tedesco. Spero arrivino presto gli stranieri». Da Intimissimi, via Luini, il negozio può accogliere al massimo cinque persone all’interno. «Sta procedendo lentamente – aggiunge Claudia Caporaso – anche se mi aspettavo peggio. Va un po’ a giornate, ecco, ma certo conveniva ripartire. In ogni caso, finché non riaprono le frontiere, gli affari ne risentiranno. Sì, nel conto finale, pesa l’assenza del cliente non italiano. Rappresenta una fetta importante».

C’è molta soddisfazione invece al Plinius di via Volpi: «A dirla tutta – racconta Cagkan Ulusoy – i primi due giorni eravamo un po’ preoccupati perché arrivavano poche persone. Poi, invece, grazie a una clientela affezionata, abbiamo lavorato davvero tanto e siamo contenti. Non possiamo proprio lamentarci. Secondo me, se ad agosto tornassero i turisti, andrà bene per tutti. Già con la riapertura, quando sarà, con la Svizzera, ci sarà un incremento».

E l’assenza degli stranieri si è fatta notare anche nel settore del bar. Ieri pomeriggio, per esempio, gli esercizi affacciati su piazza Cavour contavano u po’ di tavoli vuoti. L’opposto di quanto accadeva nell’estate precedente.

A un mese dalla riapertura, la clientela è aumentata e con la stagione estiva in procinto di partire, il numero sarà destinato a salire. Ma, se alla riapertura delle frontiere non coinciderà un ritorno del turista, i prossimi mesi non saranno facili.

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