Il sindaco e la polemica social: «Se i comaschi mi conoscessero, si tatuerebbero il mio volto sul petto»

Nuovo capitolo nella polemica social tra il sindaco Alessandro Rapinese e la pagina facebook, dietro la quale non è dato sapere chi si celi, che lo critica. A contrattaccare, dopo il video in cui il primo cittadino ha paragonato le critiche e l’ironia di RapiGoverno alla mafia, alle Brigate rosse e al Ku Klux Klan, sono gli amministratori (anonimi) della stessa pagina facebook i quali hanno pubblicato un video e un post nella quale - con un montaggio che parte come una serie tv di Netflix - scrivono: «Se non sapessimo che il Rapi, alla fine, è uno spaccone da bancone, tante chiacchiere e un po’ di distintivo, ci sarebbe da preoccuparsi».

Il motivo di questa replica è legato alla frase, pronunciata da Rapinese domenica sul suo profilo facebook: «Smettetela, ma non perché ve la faccio pagare io, ma perché non si sa mai dove possano arrivare certe dinamiche».

Lo stesso primo cittadino, in giornata, ha avuto modo di intervenire - a margine di un post pubblicato sempre su facebook - sull’ormai ben nota polemica e rispondendo a un commento ha scritto, tra l’altro: «Molti comaschi non sanno nulla su di me. E se solo perdessero qualche minuto, non ore, sono certo che si tatuerebbero il mio volto sul petto». Frase che, ovviamente, è stata ripresa - in chiave ironica - dalla pagina di critiche al primo cittadino.

Ma la polemica si è fatta, inevitabilmente, anche politica. Ad esempio sul tema è intervenuto l’ex consigliere comunale del Pd Gioacchino Favara, che ha definito Rapinese come “cazzaro”, al quale ha risposto piccato sempre lo stesso primo cittadino: «Oltre alla volgarità, faccio notare che quando hai avuto modo di governare del tuo programma hai realizzato, male, lo 0.5% tant’è che sei sparito nel nulla».