Il telefonino, l’impronta, il pestaggio
Abdellah, i retroscena del delitto

Ospite di una casa di Sagnino, fu cacciato dopo una sassaiola contro la polizia - Ecco chi è la vittima dell’omicidio di Tavernola, un giallo ancora senza soluzione

È stata confermata l’identificazione del cadavere ritrovato giovedì nel bosco del Salesianum, a Tavernola. Si tratta di un ragazzo del Gambia di 22 anni, Abdellah Touré, sbarcato a Lampedusa nel 2015, e subito dopo trasferito a Como. Fino all’estate dello scorso anno abitò con altri suoi connazionali - che come lui avevano fatto richiesta di asilo - in uno degli appartamenti di via Bersanti, a Sagnino, gestiti dalla cooperativa Intesa Sociale: poi, la notte a cavallo tra il 12 e il 13 agosto del 2017, fu arrestato a Monte Olimpino con altri due connazionali e un marocchino di Cantù, al culmine di un’impressionante sassaiola contro una pattuglia di polizia, conseguenza del tentativo, da parte degli agenti, di riportare la calma in una rissa scatenata davanti alla Farmacia.

Abdellah venne processato il lunedì successivo, e condannato - assieme ai suoi due connazionali - a un anno e mezzo di carcere. Tornò libero subito dopo, ma in conseguenza di quella condanna il prefetto decise di far valere la norma che prevede la revoca delle cosiddette misure di accoglienza. In altre parola, perse il diritto all’ospitalità nell’appartamento di Sagnino e in qualunque altra struttura destinata all’accoglienza dei richiedenti asilo. In mezzo a una strada - e non quindi in seguito al riconoscimento dello status di rifugiato, come reso noto in un primo momento -, si ritrovò a vivere da senzatetto, e di espedienti.

Al suo riconoscimento, gli investigatori della squadra mobile sono arrivati tramite un’impronta digitale e tramite la sim di un telefono ritrovato non lontano dal corpo.

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