La “Downtown” di Como
Il quartiere diventa solidale

SPECIALE DIOGENE - Como Borghi: otto ragazzi a caccia di autonomia Oltre la sindrome con il progetto “Le chiavi di casa”

(Articolo pubblicato su Diogene, in edicola tutti i martedì con la Provincia)

Una volta la settimana si siedono tutti insieme e, carta e penna alla mano, iniziano a scrivere. A Tommaso tocca lavare, mentre Virginia apparecchia e Michele dà una mano in cucina. E il fine settimana, invece, che si fa? C’è un bel concerto in centro, andiamo lì. Oppure, essendo una bella giornata, andiamo a fare una passeggiata tutti insieme.

Si scrive autonomia abitativa e significa tante cose. In primis un appartamento bello spazioso: un terrazzo grande dove pranzare tutti insieme sfruttando le magnifiche giornate di questo periodo, un soggiorno con tv e divano e persino un giardino, piccola e preziosa rarità a Como.

Il progetto

Poi, ci sono i volti, i nomi e gli obiettivi da realizzare nel futuro: Andrea, Davide, Eleonora, Maria Grazia, Michele, Sabrina, Tommaso e Virginia. Sono loro, otto ragazzi con la sindrome di down, ad avere le chiavi della casa di via Ciceri 12 in cui, da aprile, vivono a rotazione in gruppi di quattro, sia durante le settimane sia nel weekend. Insieme, e con l’aiuto di tre educatori (anche loro presenti a turno), terranno pulito, cucineranno, faranno la spesa, si muoveranno con i mezzi pubblici e programmeranno il loro tempo libero. I giovani hanno fra i 23 e i 35 anni, alcuni lavorano, altri trascorrono la giornata nei centri diurni. Tutti sono felicissimi e motivatissimi, i superlativi sono proprio giustificati, per l’esperienza che stanno vivendo.

È il progetto “Le chiavi di casa”, portato avanti da “Down Verso”, associazione composta di una cinquantina di famiglie e da persone con la sindrome di down: «Il percorso parte da lontano ed è nato dalle famiglie - spiega l’educatrice Marianna Cattaneo - Per alcuni anni, si sono organizzati alcuni laboratori con i ragazzi sul tema, con l’obiettivo di inculcare in loro questo tipo di pensiero e rafforzare le abilità che hanno».

Nel 2016, l’associazione aveva avuto in comodato d’uso un appartamento in via Cavallotti dove in otto, gli stessi che oggi vivono in via Ciceri, hanno cominciato a starci per alcuni giorni durante la settimana. Si preparavano da mangiare, pulivano, facevano la spesa e si divertivano insieme, con la supervisione di un operatore. Una volta conclusa l’esperienza e andata a vuoto la ricerca di un’altra casa sul mercato libero, ecco arrivare, grazie all’incontro con la fondazione Scalabrini, la possibilità di continuare il percorso in via Ciceri.

«Ognuno di loro - continua Marianna - si gestisce la stanza, si fanno i turni per le pulizie. Il nostro intervento cerca di essere circoscritto e il meno invasivo possibile. Facciamo anche incontri individualizzati sul potenziamento di abilità specifiche. Lasciamo loro la possibilità di scegliere L scopo è semplice: la casa dev’essere un punto di partenza e non di approdo».

Verso l’autonomia

A questo proposito, si è sviluppata in questi mesi una bella rete con i negozi del quartiere, così da permettere ai ragazzi di sentirsi ancora più inseriti in una città che così diventa davvero inclusiva e solidale. Per quanto riguarda gli aspetti immobiliari, la casa è gestita dalla fondazione Scalabrini: il progetto s’inserisce perfettamente negli scopi del lavoro della fondazione, vale a dire consentire alle persone di abitare per un periodo limitato per consentire loro di raggiungere, poi, l’autonomia.

L’obiettivo, piuttosto ambizioso, è che da via Teresa Ciceri i ragazzi possano partire con la loro valigia e andare lontano. 
Andrea Quadroni

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