La Maturità 2020 è già nella storia
«Esame serio anche senza prove scritte»

Anche i dirigenti scolastici comaschi condividono la scelta operata dal ministero - Con qualche perplessità per tecnici e professionali: penalizzate le attività laboratoriali

«Sarà un esame serio». Ormai manca solo l’ufficialità, ma la Maturità 2020 sarà orale. E, per buona parte del mondo della scuola lariano, considerata la situazione emergenziale, è una scelta ragionevole. Forse l’unica.

Dei due scenari delineati dal decreto recentemente approvato, resta in piedi quindi l’opzione prevista in caso di chiusura delle classi oltre il 18 maggio. Nessuna prova scritta, quindi, ma un colloquio più lungo del solito, lungo circa un’ora, del valore di sessanta punti su cento: gli altri quaranta arriverebbero dal percorso scolastico precedente.

«Già negli anni precedenti – spiega il preside del Giovio Nicola D’Antonio – l’orale durava poco meno di sessanta minuti. Quindi, non cambia così tanto. Spero ci facciano sapere presto in maniera ufficiale come sarà: credo sia una soluzione in grado di dare dignità all’esame e sia un modo per dare una minima soddisfazione agli studenti. Peraltro, se paragonata con l’ipotesi dei due scritti, semplifica e non di molto la situazione sanitaria. Per me, se si riuscisse, ci si dovrebbe sforzare per svolgerlo “in presenza”. In astratto, sarebbe fattibile, almeno per quanto ci riguarda: poi, mancano ancora due mesi a giugno e può accadere ancora di tutto».

Promuove la soluzione orale pure la dirigente del Caio Plinio Silvana Campisano: «Mi sembra una decisione ragionevole, equilibrata e in grado di valorizzare il momento particolare vissuto da tutti. Certo, richiede una maturità maggiore ai ragazzi perché la scuola, di solito, prepara più sui contenuti rispetto alla competenza espositiva. Dicono sarà un esame semplificato, ma io non sono d’accordo: può essere così per gli studenti più bravi, ma per quelli più fragili sarà una sfida. Noi, dall’anno scorso, stiamo lavorando sulla dimensione del colloquio, anche perché è un cambiamento di paradigma richiesto sempre più all’esterno, pensiamo solo alle lingue».

Da maggio, alla Da Vinci Ripamonti i ragazzi faranno le simulazioni in previsione dell’orale. «Gli istituti tecnici e professionali sono penalizzati per la parte laboratoriale, venuta meno da febbraio – commenta la preside Gaetana Filosa – il colloquio mi sembra l’unica soluzione possibile. Però, non aspettiamo oltre: è fondamentale ora avere l’ufficialità».

Sarà cruciale capire se l’esame si terrà in “presenza” o meno. Anche perché, gli istituti cittadini dovranno attrezzarsi ad accogliere parecchi studenti.

Se per alcuni, per esempio Giovio e Magistri, gli spazi grandi non mancano e, con uno scaglionamento il mattino e il pomeriggio, si possono accogliere i maturandi in maniera, tutto sommato, agevole, discorso diverso per le realtà con gli spazi più ristretti.

Il ministro Azzolina ieri sottolineava come l’obiettivo sia svolgere l’orale negli istituti, come primo passo verso la normalità. A quel punto, però, verosimilmente saranno obbligatori mascherine e guanti, oltre agli strumenti per la misurazione della temperatura. Intanto, tutti saranno ammessi all’esame e, per quest’anno non servirà aver svolto i test Invalsi e le ore minime dei percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (l’ex alternanza scuola lavoro).

Come già annunciato, la commissione d’esame avrà sei membri interni, più il solo presidente esterno. Per conoscere i nomi bisognerà aspettare il 30 aprile per gli “interni” e il 21 maggio per gli “esterni”.

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