La Pasqua in Cattedrale
«C’è bisogno di speranza»

Il vescovo Cantoni ha celebrato la messa dando la benedizione papale - «Le donne scelte come messaggere della notizia che ha capovolto il mondo»

Como

Un pensiero alla situazione attuale, fatta di fragilità e paure, ma contestualmente un messaggi di speranza, «un messaggio di vita e di gioia che ha capovolto il mondo».
Il vescovo Oscar Cantoni nella sua messa pontificale di Pasqua celebrata in Cattedrale (a differenza dell’anno scorso davanti ai fedeli, anche se distanziati e accolti in Duomo fino al raggiungimento della capienza massima) ha parlato del ruolo affidato «ad alcune donne umili» di annunciare la Resurrezione di Gesù, quanto mai importante in questo momento di pandemia.

Proprio l’emergenza sanitaria ha fatto da sfondo a tutti gli interventi del vescovo durante la Settimana Santa: ha ricordato che «nessuno è irrecuperabile», ma anche spiegato «la potenza di uno sguardo» nelle corsie degli ospedali e tra chi soffre e, ancora, nel suo video messaggio con gli auguri pasquali ha posto tre domande: «In questo tempo di pandemia siamo diventati più umili? Più buoni? Più solidali?».

Nel suo intervento durante la messa di Pasqua ha esordito dicendo: «Come sempre, Dio realizza e porta a compimento le sue grandi opere attraverso gli umili, i piccoli e i poveri» prima di spiegare che «Dio si è servito di alcune umili donne, accorse al sepolcro di Cristo, per trasmettere il messaggio di vita e di gioia che ha capovolto il mondo. Si tratta di donne che avevano seguito Gesù con fedeltà ininterrotta sotto la croce, recatesi al sepolcro per ungere il corpo del Signore, donne che, nella cultura del tempo, nemmeno potevano essere considerate testimoni credibili».

Donne che, nonostante tutto, non lo avevano abbandonato anche se, finché non lo hanno visto, non avevano creduto che sarebbe risorto, ma comunque “premiate” diventando «le singolari ambasciatrici presso gli apostoli della lieta notizia che genera continuamente speranza, di cui il mondo è oggi particolarmente bisognoso».

E ancora: «Sono i poveri, infatti, e non i ricchi, a godere la pienezza del Regno. Sono i miti e i misericordiosi chiamati a costruire il mondo nuovo, non i potenti e i superbi. Sono gli uomini e le donne di pace, e non gli arroganti e i violenti, a dominare la terra. Sono coloro che si impegnano a vantaggio della verità, anche a prezzo di tante fatiche, che costruiscono un mondo nuovo, del tutto insperato».

E da lì il messaggio di monsignor Cantoni ai comaschi: «La fede richiede per tutti una gestazione lenta e paziente. Occorre molto tempo per conoscere appassionatamente Gesù e per giungere a seguirlo, amandolo».

In conclusione ha invitato tutti i presenti, pur nelle «nostre attuali situazioni di fragilità», ad essere fiduciosi e a credere «nella notizia che ha cambiato il mondo».

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