La sanità pubblica sempre più in crisi, mancano 80 medici e cento infermieri

Salute Ai pensionamenti si aggiungono i tanti trasferimenti verso Svizzera e istituti privati - Preoccupano i numeri dell’Asst Lariana: problemi di organico anche per ostetriche, tecnici e oss

Agli ospedali pubblici comaschi mancano un’ottantina di medici e più di un centinaio di infermieri.

Durante la pandemia la politica ha spesso annunciato l’intenzione di potenziare gli organici dei presidi sanitari. La verità è che gli ospedali faticano ad assumere nuovi specialisti e dai reparti come dagli ambulatori ci sono state molte fuoriuscite tra pensionamenti, trasferimenti in Svizzera e spostamenti verso i privati.

Al 31 dicembre in forza all’Asst Lariana c’erano 530 dirigenti medici, mentre la dotazione organica prevista dalla stessa ex azienda ospedaliera per il 2023 immagina 611 camici bianchi in reparto. Vuol dire 81 unità in meno. È un dato in linea con il panorama regionale e nazionale e non va meglio anche per le altre figure impegnate nella rete sanitaria. Per esempio, i tecnici sanitari al lavoro negli ospedali pubblici comaschi sono 181 mentre l’ex azienda ospedaliera conta di poterne impegnare 214, gli addetti alla riabilitazione sono 140 contro i 168 previsti. Gli operatori socio sanitari sono 426 e dovrebbero essere 464, le ostetriche sono 54 contro le 67 in organico nel 2023, gli infermieri di famiglia attivi a dicembre sono 59 mentre nell’anno ormai iniziato dovevano essere 129.

Il calo sarebbe significativo anche tra gli infermieri se non fosse che proprio durante l’emergenza sanitaria sono stati reclutati i nuovi infermieri di famiglia. Al netto di queste nuove risorse gli infermieri in ospedale sono 1304 contro un organico che a pieno regime dovrebbe contarne 1442. Sono 138 in meno. Detto che gli infermieri agli ospedali non bastano mai, infatti ad agosto l’Asst Lariana ha chiuso e subito riaperto un nuovo concorso, viste le poche candidature arrivate. Questa seconda tornata si è appena conclusa con 71 profili ritenuti idonei, un numero più incoraggiante rispetto al bando della scorsa estate. A giorni si attende la chiamata per vedere chi davvero si presenterà.

«Le professioni sanitarie sono meno ambite - commenta Salvatore Monteduro, segretario confederale della Uil a Milano e Lombardia – ed è mancata la programmazione nella formazione. Il sistema deve investire per potenziare gli organici, servono risorse». I sindacati hanno chiesto anche dei riconoscimenti economici che impediscano la diaspora verso la Svizzera che offre paghe più generose.

Le stesse difficoltà esistono nella medicina di base. Al test d’ingresso regionale per la formazione dei medici di medicina generale che si è tenuto in settimana a Milano, si sono presentati in 444, benché si fossero registrati in 647. Le borse a disposizione in totale erano 464. Dunque è chiaro che se anche tutti venissero promossi e se anche tutti poi confermassero l’intenzione di iniziare il percorso di studi diversi banchi sono destinati a rimanere vuoti.

L’impressione è che per invertire la tendenza ci vorranno diversi anni.

Per il corso di laurea in medicina l’esecutivo ha annunciato l’intenzione di allargare il numero chiuso tra il 20 e il 30%, quando invece negli ultimi tre anni sul nostro territorio si è al contrario verificata una contrazione dei posti.

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