Cronaca / Como città
Mercoledì 26 Maggio 2021
L’affare si è rivelato una beffa
Botte per i soldi: condannato
Poteva essere la vittima di un potenziale raggiro. È finito in carcere per tentata estorsione
Nei primi dieci anni del 2000, l’immobiliarista finito nel mirino di un infuriato - e vendicativo - imprenditore svizzero ha collezionato una serie di condanne, di denunce e di processi davvero notevole. Poi il suo nome è scomparso dalle cronache giudiziarie, tranne farci ritorno ma in veste di vittima. Anche se, non ci fosse stato un epilogo con violenze, minacce e promesse di vendette con coinvolgimenti pure di “mafiosi”, non è così irragionevole ipotizzare che un’eventuale segnalazione alla magistratura avrebbe potuto riaccendere su di lui le luci.
Fatto è che, a questo giro, la peggio è toccato all’uomo che di lui si era fidato Un uomo di 57 anni, residente a Capolago, in Svizzera, arrestato nel dicembre 2019 dai carabinieri a Ponte Chiasso, dove la vittima aveva appuntamento per consegnargli 30mila euro, è stato condannato in via definitiva a due anni e mezzo di carcere.
L’accusa, per lui, era quella di tentata estorsione. Si era fidato dell’affare proposto da un immobiliarista residente in città il cui nome, se messo su internet, avrebbe dovuto consigliare all’imputato maggiore prudenza. Anche perché la stessa costruzione dell’affare avrebbe dovuto consigliare maggiore prudenza.
L’uomo avrebbe conosciuto l’immobiliarista nell’ambito di un investimento immobiliare da tre milioni di euro, promosso dalla vittima della tentata estorsione. Investimento su Milano e Genova che, fosse andato a buon fine, avrebbe fruttato 300mila euro all’italo-svizzero, a fronte di appena 10mila euro di investimento. Neanche a dirlo, l’affare non è andato a buon fine, ma l’investitore ha preteso il guadagno promesso.
Il comasco aveva raccontato ai carabinieri di essere stato costretto anche a cedere una società svizzera e una parte di eredità per far fronte alla richieste dell’uomo Da qui l’accusa di tentata estorsione, il patteggiamento a due anni e mezzo che la cassazione ha reso definitivo nelle scorse settimane.
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