Lago in risalita, ma ormai il danno è fatto
A rischio le rive e la fauna ittica

Da ieri mattina torna positivo il saldo tra i volumi d’acqua in ingresso e quelli in uscita da Olginate - Resta l’allarme per la tenuta delle rive e per la fauna ittica: «Vanificati gli sforzi per il ripopolamento del lavarello»

Como

È impressionante la situazione del lago in queste ore. Il livello è sceso a circa 26 centimetri sotto lo zero idrometrico, una quota negativa mai raggiunta prima nel mese di marzo. E nelle prossime ore non andrà meglio, se non altro viste le previsioni del tempo, che escludono la possibilità di rovesci in quota tali da far pensare a un incremento dell’afflusso d’acqua dai rilievi.

Se non altro, da ieri mattina, dalle dighe di Olginate - dopo giorni di saldo negativo - fuoriesce un volume d’acqua di poco, pochissimo inferiore a quello che affluisce da nord. Qualcosa di più sulla tendenza si capirà oggi ma la sensazione è quella che ormai sia troppo tardi. L’acqua se n’è andata verso la pianura e le coltivazioni della Bassa padana, evidentemente parecchio assetate. Il risultato è sotto gli occhi dei comaschi, e non solo di quelli che risiedono nel primo bacino. Riemergono spiagge e spiaggette che non hanno nulla di romantico, si scoprono le rive, le fondamenta delle costruzioni, quelle delle darsene, il moto ondoso erode e scava il terreno sotto strade e terreni. Il lago mostra insomma le sue “ossa” ed è un guaio anche per la fauna ittica, destinata a pagare un prezzo altissimo. Siamo proprio nel periodo della schiusa delle uova di lavarello, deposte tra gennaio e febbraio, e sembra quasi una barzelletta: qualcuno, del resto, ricorderà, i soldi e il tempo investito lo scorso anno per tentare di riportare il lavarello nel lago, e i titoli di giornale e gli annunci della Regione: «Temo fortemente che ormai il danno sia fatto - dice il presidente dei pescatori di Como Alpha William Cavadini, una delle associazioni più attive sul fronte dell’attività di ripopolamento della fauna ittica -. È davvero un peccato se pensiamo a tutti gli sforzi messi in campo, dal lavoro svolto all’incubatoio di Fiumelatte fino alla scelta di incrementare la misura delle maglie delle reti per salire da 32 agli attuali 35 millimetri, una misura che dovrebbe consentire ai lavarelli di sfuggire alla cattura e di deporre per due anni di fila».

L’abbassamento così brusco del livello del lago ha sicuramente determinato la perdita di parecchie uova, anche se i pescatori - al pari di tutti anche loro sottoposti alle regole della zona rossa - non sempre hanno potuto sincerarsene, almeno in questo periodo, essendo loro vietato l’abbandono delle acque interne al Comune di residenza.

Nei giorni scorsi la stessa associazione aveva invitato tutti gli associati e quanti avessero avuto a cuore la sorte del Lario a indirizzare al Consorzio dell’Adda una mail contenente una frase soltanto: «State uccidendo il lago di Como». La speranza è che ci sia ancora tempo per rimediare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA