L’appello dalla Siria di suor Maria Luisa dopo il terremoto: «Togliete le sanzioni, basta parlare a vuoto»

La lettera Riceviamo e pubblichiamo una lettera della suora comasca che attualmente si trova come missionaria in Siria. Fortunatamente vive lontano dai luoghi più colpiti dal sisma ma sta ospitando in questi giorni una persona che a causa del terremoto ha perso la casa

«Basta parole a vuoto, è il momento di togliere le sanzioni alla Siria».

È un appello accorato quello che giunge da suor Maria Luisa, missionaria della parrocchia di Sant’Agata nel Paese mediorientale, ora colpito dal terribile terremoto che ha devastato l’Anatolia. La frase che apre la sua lettera è accompagnata da una parola, «adesso», scritta tutta in maiuscolo.

«Le parole di conforto di tanti di voi che oggi sono vicini alla nostra gente, i gesti di aiuto con cui vi fate presenti, fanno bene al cuore. Riscaldano, nel freddo che domina in mezzo alle macerie. E la gente è grata del vostro aiuto. Grazie, grazie veramente - scrive la missionaria comasca - Ma le parole di cordoglio di tante istituzioni fanno reagire: dove eravate in questi anni, voi che avreste potuto fare una grande differenza, quando giorno dopo giorno la nostra gente è arrivata letteralmente a morire di fame ? Certo, non solo le sanzioni hanno portato a questo. Ma anche le sanzioni, e pesantemente».

Il terremoto, aggiunge, ha portato morte e distruzione, «ma se le condizioni generali della gente non fossero state così disperate, oggi ci sarebbero più mezzi per scavare nelle macerie, e salvare ancora qualcuno. Ci sarebbero ospedali più attrezzati, farmacie fornite di tutto il fabbisogno. Più case capaci di accogliere i rifugiati, ci sarebbero anche qui più persone con lavoro e risorse per aiutare i propri fratelli». Senza dimenticare che «anche nelle zone non troppo colpite c’è tanta gente che ha bisogno, che muore di fame, oggi come ieri, perché la fame, l’incapacità di far fronte alle malattie per il costo dei medicinali, e tutto il resto esisteva anche prima di questo 6 febbraio...».

«Ci voleva tutto questo per far aprire gli occhi sulla tragedia siriana, di cui nessuno parlava più da tempo? - scrive suor Maria Luisa - C’era già un terremoto, più silenzioso ma non meno devastante, che da anni scuoteva la vita e il futuro di questa gente».

Per i morti si invoca la misericordia di Dio, ma per i vivi serve «una speranza tangibile e concreta che la vita si possa ricostruire» e che aiuti a superare sgomento e smarrimento. Ecco perché è urgente togliere le sanzioni: «Dire che questa “è una scelta politica di appoggio al governo” è una cosa ipocrita e senza alcun discernimento. Che almeno la tragedia e la sofferenza di tanti morti che ancora sono sotto le macerie serva ad aiutare i vivi».

«E poi, sì, c’è la preghiera e la fede - conclude la religiosa - Pregate per il nostro popolo, pregate con la nostra gente. Torniamo a Dio, e forse si illuminerà un po’ anche la nostra ragione, e il nostro agire. E grazie a tutti coloro, e sono tanti, che in questo momento pregano e operano con il cuore in mano». La lettera si chiude con il riferimento a queste ore, vissute con le consorelle, alle emozioni che si susseguono mentre il numero dei morti continua ad aumentare - 17mila secondo le ultime stime - e tanti sfollati: uno di questi, che la suora definisce «un amico di Aleppo la cui casa è divenuta inagibile», è ora ospite delle suore.

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