«L’eredità di don Roberto?
Amare il prossimo, sempre»

Le parole dei volontari più vicini al sacerdote ucciso nel 2020 - E il vescovo: «Tanti giovani comaschi vogliono camminare sui suoi passi»

«Ho visto occhi illuminarsi sentendo il nome di don Roberto. Nella mia ricerca ho incontrato persone che si sono aperte con fiducia e spontaneità, felici di contribuire con la loro testimonianza a tener vivo il ricordo di questo sacerdote». Eugenio Arcidiacono è autore di “Asciugava lacrime con mitezza”, un libro che vuole raccontare chi era don Roberto Malgesini attraverso la voce di chi l’ha conosciuto.

«Ho questa immagine di don Roberto – continua - che mi è stata riportata dall’ex capo delle guardie carcerarie del Bassone. Il don quando arrivava in carcere ci entrava sempre in punta di piedi, quasi per non disturbare, in attesa. Ho cercato di avvicinare i suo familiari, i volontari che lavoravano con lui, i suoi ragazzi che lo chiamavano “papà”, proprio entrando anche io nelle loro vite in punta di piedi. Ho ricevuto una ricchezza enorme che mi ha fatto sentire davvero vicino a don Roberto. L’intento era far conoscere la sua figura non di santo, ma a 360 grandi di figlio, fratello e di sacerdote in mezzo alla gente».

Arcidiacono lo ha raccontato dalla chiesa di San Rocco, durante un momento di incontro con i fedeli a cui hanno partecipato il vescovo Oscar Cantoni, don Roberto Bartesaghi, don Enrico Broggini, Luisa Marzorati e Anna Merlo di Caritas.

«Era una sera fredda, come stasera - ha raccontato Arcidiacono - Il cielo era già buio quando sono per la prima volta arrivato alla chiesa di San Rocco per poi raggiungere l’albero nei pressi del quale è stato ucciso don Roberto il 15 settembre 2020. Davanti a quell’albero c’era una ragazza giovane, pregava. Il sorriso che mi ha regalato non lo scorderò facilmente. Lei don Roberto lo aveva conosciuto anni prima all’oratorio di Gravedona, ma anche se si erano persi di vista le era rimasto nel cuore ed era lì sola, nel buio e nel freddo, a parlare con un giornalista di quanto quell’incontro fosse stato indelebile». «Il don manca a tutti – dice Luisa Marzorati, volontaria e ostetrica che con don Roberto ha condiviso tanti servizi agli ultimi e ancora oggi porta avanti la sua opera – Il dolore è sempre qui, a volte è così forte che gli dico “Spostati, lascia spazio all’energia, alla tenerezza, al voler bene, alla fraternità che don Roberto metteva in tutto quello che faceva”. Ogni giorno cerco di mantenere vivo il suo cuore, di perdonare Caino come Abele, anche se spesso non ne sono capace. La sua più grande eredità è il suo sorriso, quel sorriso con cui si prendeva cura dell’altro solo per stargli vicino in quel momento, senza l’obiettivo di una guarigione assicurata, solo per l’amore del prendersi cura».

«Siamo in un periodo in cui tutti noi abbiamo bisogno di maestri – ha aggiunto il vescovo – Don Roberto a San Rocco ha lasciato un’impronta ed è questa impronta che fa da richiamo per tanti giovani che sentono il suo spirito e vogliono camminare sui suoi passi. Intorno a San Rocco si sono ancora più strette le maglie della fraternità».

Di fronte a un libro scritto su di lui chissà però come avrebbe reagito: «Me lo immagino che ride, quasi fosse il suo ultimo scherzo – chiude don Roberto Bartesaghi, confratello di don Malgesini – Così restio anche a una foto, si starà divertendo a vedere quanto continuiamo a parlare della sua vita, a dargli attenzione, quando lui invece scompariva per lasciare sempre spazio agli altri e a qualcosa di più grande: l’amore di Gesù».

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