Lezioni da casa, la mia mattinata
Un monitor e tanta nostalgia

Matilde, studentessa del Volta, racconta la didattica a distanza

Di sicuro, la didattica a distanza ha almeno un lato positivo: la giornata, per gli studenti, rispetto al solito comincia dopo.

E se magari il vantaggio è minimo per chi non deve prendere i mezzi, il discorso cambia per chi, invece, abita lontano dalla propria scuola. Così, sebbene gli studenti preferiscano senza dubbio le lezioni in aula, insieme con i propri compagni, si cerca di cogliere il lato positivo, anche e soprattutto in mezzo alle difficoltà.

Lo conferma Matilde Clerici, studentessa del Volta e residente a Guanzate. «Questo è indubbiamente un aspetto positivo – racconta – considerato tutto, perdevo almeno due ore al giorno per andare e tornare da scuola, peraltro utilizzando i mezzi pubblici, non proprio in ottime condizioni. Così, almeno, questa parte me la risparmio».

Per la studentessa, la sveglia suona alle 7.30. «Di solito faccio colazione – aggiunge - mi preparo e riesco anche a ripassare qualcosina. Se invece la sera prima sono andata a letto un po’ dopo, allora mi alzo alle 7.45».

Una volta acceso il pc e connessa la webcam, comincia la lezione. L’aula, nel caso di Matilde, è camera sua: abbastanza lontana da tutto, permette alla giovane comasca di concentrarsi e, al contempo, le voci dei professori e dei compagni non infastidiscono nessuno. Ieri, l’orario prevedeva due ore d’italiano, dedicato a Leopardi (in particolare alle Operette Morali e il Canto notturno di un pastore errante dell’Asia). Poi, durante latino, la classe ha affrontato la figura di Didone, mentre in inglese i ragazzi si sono cimentati con un’esercitazione di speaking. A seguire, è stata la volta dei filosofi romantici e, infine, nell’ultima ora, spazio al dibattito per le elezioni del consiglio d’istituto.

«La comunicazione è molto diretta – racconta la studentessa – il professore è comunque davanti ai nostri occhi, abbiamo gli appunti sottomano e posso alzarmi per andare a prendere un libro che mi serve. Insomma, si avverte la comodità di stare a casa. D’altra parte, stare davanti a uno schermo sei ore non è facile. La mia scuola ha fatto una scelta per me un po’ scomoda, anche se comprensibile: organizzare le lezioni su cinque giorni, mentre fino allo scorso anno andavamo a scuola anche il sabato. Abbiamo un giorno in più di riposo, ma stare sei ore connessi, di fronte a una webcam, è complicato. Per gli occhi e la schiena non è il massimo, specie se in alcuni casi si riducono le pause».

Anche per le verifiche e le interrogazioni ci sono i pro e i contro: «Per le interrogazioni – aggiunge Matilde – stare a casa ha i suoi vantaggi: stare in un ambiente confortevole come la propria stanza aiuta a distendere i nervi. Per i compiti in classe scritti, invece, dipende dalle modalità: alcune, devo dire la verità, mettono un po’ d’ansia».

Ma quindi, in fin dei conti, la didattica a distanza è promossa o bocciata? «In linea generale – conclude la ragazza – credo dipenda molto dai singoli istituti, e il Volta si è organizzato bene. Certo, per noi studenti il peso psicologico della distanza si avverte. Manca, senza dubbio, la presenza in classe e la socialità. Però, sono consapevole della situazione: siamo in un momento complicato e tutti dobbiamo fare sacrifici».

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