Cronaca / Como città
Lunedì 09 Aprile 2018
Lite Tribunale-Comune
sullo scandalo autosilo
Colpa di 25 anni di errori
Palazzo Cernezzi vince la causa ma dovrà pagare metà delle spese legali sostenute
A raccontarla, la storia degli abbonamenti gratis all’autosilo di via Auguadri per i dipendenti del Tribunale, che gratis non dovevano essere - ha detto una sentenza della corte d’Appello di Milano - sembra la classica follia all’italiana. Provando a sintetizzare: lo Stato paga - con i soldi dei contribuenti - l’allargamento di Tribunale e autosilo in cambio di 200 posti auto riservati a magistrati e dipendenti del palazzo di giustizia all’interno dell’autosilo di via Auguadri, da gestire però attraverso una convenzione.
In 25 anni Stato, Comune e Tribunale non riescono a firmare uno straccio di accordo, ma nessuno se ne preoccupa. Fino a quando il ministero smette di pagare - con i soldi dei contribuenti - i costi di gestione dei 150 posti auto dei dipendenti del Tribunale. A questo punto le spese - pagate con i soldi dei contribuenti - finiscono in capo al Comune, che decide di dire basta al posto auto gratuito per i dipendenti del palazzo di giustizia e fa causa: persa in primo grado, vinta in seconda. E le spese legali - almeno la metà - sono a carico dei contribuenti.
A rendere ancor più assurda la vicenda, il fatto che la battaglia legale, che si è scatenata dopo che l’amministrazione Lucini ha detto basta al posto gratis nell’autosilo dietro al Tribunale per i dipendenti del palazzo di giustizia, ha spinto l’avvocatura di Stato (quindi il ministero) a chiarire nero su bianco che «non è in alcun modo ipotizzabile un uso aziendale che attribuisca a dipendenti pubblici un beneficio economico quale quello del parcheggio gratuito nelle vicinanze del posto di lavoro. La possibilità di cui hanno goduto» i lavoratori del Tribunale di Como «di parcheggiare la propria auto nell’autosilo di via Auguadri non può costituire l’oggetto di un diritto, ma ha costituito una semplice facilitazione che l’amministrazione non ha l’obbligo di conservare». Ma anziché intervenire per tempo ed evitare inutili e costose - per i contribuenti - spese legali, ministero e Tribunale hanno semplicemente scelto di non occuparsi della questione.
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