L’odissea dei datteri rinsecchiti:
100 giorni per averli

L’odissea di un pacco inviato per posta aerea da Tel Aviv il 22 novembre e arrivato cento giorni dopo

Hai voglia a ricordarti dei regali di Natale quando ormai il carnevale è alle spalle, il mercoledì delle ceneri è passato, la primavera è alle porte e già si pensa a che tempo farà per Pasqua. Succede, però, che in via Scalabrini venga recapitato soltanto in questi giorni un dono, con tanto di biglietto di auguri, che doveva arrivare al massimo entro la sera del 24 dicembre. Partiva da lontano, ma era stato inviato con posta aerea e con largo anticipo: il 22 novembre.

Non è così che funziona: siamo abituati a ordinare sul web merce da tutto il mondo e a ritrovarcela a casa nel giro di 72 ore, per non dire delle consegne ultra veloci, il giorno dopo. A Como, invece, il viaggio di un pacchetto di poco più di mezzo chilo si trasforma in un’odissea. Un mese non è bastato, e nemmeno tre. Ci sono voluti altri dieci giorni, in tutto un centinaio insomma, perché quel fagottino arrivasse a destinazione.

L’ennesimo episodio che mette in imbarazzo Poste Italiane si è concretizzato la mattina di giovedì in via Scalabrini 37 quando, poco prima di mezzogiorno, il portalettere suona all’abitazione del signor Luciano Dubini, anni 71, pensionato, già tecnico di radiologia all’ospedale Sant’Anna. «Sono rimasto di sasso quando ho visto che erano gli auguri che una coppia di amici di Tel Aviv. Li hanno inviati insieme con una scatola di datteri, un gesto che in Israele è beneaugurante per il nuovo anno. In ritardo, ma di sicuro non è colpa dei miei amici». Cento giorni per la posta aerea sono un bel record, e per fortuna che sono solo profumati datteri, adesso solo un po’ rinsecchiti, e non anche odorose caciotte.
F. Ton.

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