Cronaca / Como città
Venerdì 05 Agosto 2022
Medico accusato di violenza: prime ammissioni al giudice
L’inchiesta Avrebbe narcotizzato in casa l’ex compagna, per poi abusarne. Il legale: «Ha risposto a tutte le domande. C’è ancora nebbia da diradare»
Avrebbe ammesso di aver avuto un rapporto a sfondo sessuale con la sua ex compagna, infermiera in un nosocomio del Milanese, residente nel Comasco. Solo una parziale ammissione, però, in quanto avrebbe poi aggiunto di non pensare che lei si opponesse a quell’atto. Sarebbe questo, in estrema sintesi, il contenuto dell’interrogatorio che si è tenuto ieri mattina nel carcere di Busto Arsizio dove è stato portato il medico anestesista Andrea Carlo Pizzi, primario a Villa Aprica, arrestato dai carabinieri della stazione di Turate in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere con le ipotesi di reato di violenza sessuale aggravata dall’uso di sostanze narcotiche.
L’inchiesta è stata condotta dalla pm Nadia Calcaterra, mentre la firma in calce all’ordinanza è stata posta dal giudice delle indagini preliminari Tiziana Landoni che ieri, come detto, si è recata in carcere per ascoltare il racconto del medico. Quest’ultimo, assistito dall’avvocato Maurilio Vanzulli, ha risposto a tutte le domande che gli sono state rivolte, nel corso di un interrogatorio durato circa un’ora e mezza. La difesa, al termine, non avrebbe presentato alcuna istanza.
Le parole dell’avvocato
Nessuna ammissione piena, insomma, ma solo parziali conferme con una ricostruzione però diversa da quando detto dalla vittima. L’indagato insomma, pur ammettendo il rapporto avuto con la sua ex, avrebbe aggiunto che non pensava che lei si opponesse. Rimane da capire come possa collocarsi, in questo ambito, il fatto che la vittima pare fosse stata narcotizzata, sempre secondo quella che è la contestazione del pm.
A parlare però, ieri, è stata anche la difesa del primario di Villa Aprica: «In questo momento è prematuro sbilanciarsi – ha detto l’avvocato Vanzulli – Le indagini sono in corso e ognuno fornisce la sua versione di quanto accaduto. Sono sicuro che la procura porterà avanti una ricostruzione puntuale della verità». «Sì – prosegue il legale – il mio assistito ha risposto a tutte le domande. Ammissioni? Dipende da quello che si intende per ammissioni, secondo il mio punto di vista c’è ancora della nebbia che deve essere diradata e speriamo che le indagini riescano in questo intento. Il mio assistito l’ho trovato abbattuto, ma non arrabbiato con nessuno. Al momento non ho presentato alcuna istanza».
In sostanza, dunque, il primario non avrebbe negato ma nemmeno confermato la versione della donna. La signora, con cui il primario aveva avuto una relazione, aveva riferito di essere uscita quella sera con l’ex compagno recandosi prima in un locale a Saronno, poi ad una festa nella Bassa Comasca. Qui, avrebbe accusato un forte dolore ad un braccio che aveva di recente lesionato. Per questo motivo il medico si sarebbe offerto di aiutarla invitandola in casa sua, a Saronno, per somministrarle un antidolorifico. Da quel momento tuttavia la vittima non ricorderebbe più nulla.
Nel racconto fatto nella denuncia di fronte ai carabinieri di Turate, la presunta vittima avrebbe riferito di essersi svegliata trovandosi sdraiata sul divano, con pantaloni e slip abbassati, e con il medico di fronte a lei nudo. Per questo motivo, stordita, gli avrebbe chiesto cosa fosse successo, telefonandogli anche il giorno successivo. Chiamata che è stata poi registrata e trascritta negli atti ora compresi nel fascicolo del pm di Busto Arsizio che sta indagando sulla presunta violenza sessuale.
Tensione tra le parti
Gli inquirenti – nello studio professionale del medico a Saronno – hanno anche sequestrato materiale ospedaliero ritenuto essere «detenuto illecitamente» in quanto destinato esclusivamente alle forniture dei nosocomi. In chiusura, accertamenti verranno fatti anche sulla relazione e il rapporto tra le parti che per certi aspetti parevano non sereni. In una conversazione con un amico, il medico se l’era presa anche con il cane della vittima che a suo dire avrebbe dovuto essere «bastonato».
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