Cronaca / Como città
Domenica 07 Agosto 2022
Meno zanzare, più cicale e problemi per le api: «Effetto della siccità»
Natura Insetti, scenario inedito sul territorio comasco. L’esperto: «Vantaggi per noi, ma problemi per i pesci». E in Alto Lario ecco specie “nuove” come la gazza ladra
Tutto in natura ruota intorno all’acqua: una verità banale, certo, ma che forse si rischia di dare per scontata. I primi segnali di sofferenza della natura - come abbiamo raccontato nei giorni scorsi - arrivano sul territorio comasco dai colori dei boschi che cambiano e che già ora si presentano simili all’autunno, ma non mancano altri indicatori difficili da cogliere se non si presta attenzione. Tra questi ci sono gli insetti. Nell’estate strana che stiamo vivendo anche a Como, alcune presenze si segnalano per la loro intensità inedita, altre attese con un certo fastidio sembrano invece esser quasi sparite. Il riferimento è nel primo caso alle cicale, il cui canto ha destato l’attenzione di molti proprio perché più intenso del solito, mentre nel secondo caso alla diminuzione delle zanzare.
A spiegarne le ragioni è Mario Colombo, entomologo comasco: «Gli insetti che sono abituati a vivere in ambienti umidi e acquatici sono molto in difficoltà in questo periodo, in alcuni casi per noi è un vantaggio, pensiamo al numero ridotto di zanzare, ma in altri no». Ci sono infatti insetti acquatici che costituiscono un elemento fondamentale per la catena alimentare di altri animali, come pesci e uccelli. Nelle ultime settimane, per far fronte all’emergenza siccità, è stato limitato il deflusso delle acque del lago, fatto che ha portato diversi torrenti e fiumi ad abbassare il loro livello. In questi casi a soffrirne per primi non sono tanto i pesci, che scendono in profondità per cercare acque più fresche, quanto piuttosto gli insetti, di cui però i pesci stessi si nutrono.
A rischio anche libellule e api, queste ultime in particolare stanno soffrendo enormemente la siccità a causa dell’assenza di fiori e di acqua, elementi fondamentali per la loro sopravvivenza. E se da un lato si riducono in numero specie importanti per l’ecosistema, dall’altro lo stress idrico cui sono sottoposti i boschi attrae nuove specie di insetti, dannose. «Quando gli alberi sono in sofferenza – spiega Colombo – emanano sostanze odorose che segnalano agli insetti la loro condizione e alcuni di questi contribuiscono ad accelerarne la morte». Una vera e propria selezione delle specie è dunque in corso, senza che riusciamo a rendercene conto nell’immediato.
Ed è solo questione di tempo prima che questa condizione vada a intaccare anche la vita di altri animali selvatici, che popolano i nostri territori. Per la fauna selvatica al momento non si segnalano situazioni di emergenza, anche se, come spiega Marco Testa, comandante della Polizia Provinciale, qualche cambiamento è in atto. «Da qualche tempo - spiega Testa - iniziamo a vedere specie inaspettate in certi ambienti: un esempio è la gazza ladra, fino agli anni scorsi introvabile in Alto Lario, dove invece adesso è presente. Mentre è scomparsa dai nostri territori la cornacchia nera, probabilmente per l’aumento delle temperature». Un’altra specie che inizia a manifestare sofferenza è il camoscio che in tutto l’arco alpino ha dato segni, a livello di specie, di una diminuzione della sopravvivenza neonatale.
E se è vero, come conferma Testa, che gli animali trovano modi per adattarsi e che in natura tutto si compensa, imparare a leggerne i segnali può aiutarci a capire a cosa stiamo andando incontro e quali conseguenze potrà avere l’esito di questi processi di mutamento ambientale.
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