Cronaca / Como città
Domenica 29 Novembre 2015
Mense, battaglia in Consiglio
Il sindaco in difficoltà
Da Paco Sel alle liste civiche fino al Pd, si ampia il fronte del no al centro unico di cottura di Prestino. Favara: «Dal sindaco ricatti morali». Rovi: «Mediare». Eva Cariboni: «Troppa fretta»
Centro unico di cottura, la maggioranza scricchiola. Domani sera a Palazzo Cernezzi, in consiglio comunale, si discuterà ancora del progetto che vuole trasformare le primarie di via Isonzo, a Prestino, in un centro di ristorazione per cucinare i pasti di oltre 4mila alunni.
Sono molti i mal di pancia e le contrarietà all’interno dei gruppi che sostengono il sindaco di Como Mario di Lucini. Non ha dubbi, per esempio, Gioacchino Favara, che arriva a chiedere al primo cittadino di andarsene.
«Basta ricatti morali, vogliamo votare su un progetto serio - spiega il consigliere del Pd -. La giunta continua a ripetere che se non votiamo salta la maggioranza e andiamo a casa. Se ne vada Lucini. Il progetto del centro cottura merita una riflessione, può venire spostato nel tempo. Sono tanti i consiglieri che la pensano come me».
Favara non nega di guidare ormai una battaglia interna anti Lucini. Su posizioni più dialoganti, ma comunque contrarie al centro cottura di Prestino, Eva Cariboni, capogruppo di “Amo la mia città”, sempre parte della maggioranza. «C’è una questione di merito e di metodo - dice Cariboni -, il centro unico di cottura è stato inserito nel bilancio con troppa fretta, senza valutare bene possibili alternative. Meglio un passaggio intermedio con tre o quattro cucine potenziate. Si salvano 77 lavoratori, ma la giunta ipotizza di lasciare a casa 44 precari. Sindaco e assessori devono confrontarsi con i consiglieri. Lunedì in aula voterò a favore dello stralcio del punto unico di cottura dal resto del bilancio».
«Prima di decidere il nostro voto ci confronteremo con i nostri sostenitori - spiega il capogruppo di Paco-Sel Luigi Nessi -. Vogliamo una riflessione, la chiederemo alla giunta, spiace in particolare per la chiusura delle scuole di via Isonzo. Con un punto fermo: il servizio deve rimanere comunale». Sul tavolo c’è anche l’ipotesi di esternalizzare la refezione scolastica, almeno in parte, solo per alcune scuole, come già accade per esempio in via Brambilla.
«Io dico che, se non votiamo il bilancio, a casa, per legge, ci andiamo comunque - commenta Guido Rovi, altro componente dei democratici -. Credo che una riflessione sia già in corso, un mezzo ripensamento c’è stato, in consiglio tenteremo una mediazione per aprire un dibattito condiviso. Capisco che il centro unico non piaccia a molti, non convince nemmeno me, ma del resto il problema dei centri cottura è da risolvere, quelli attuali sono fuori norma e lo sono da anni, decenni. Non fermiamoci ai suggerimenti degli uffici e dei tecnici, cerchiamo alternative».
Intanto i sindacati, unitariamente, sottolineano il loro no ad ogni esternalizzazione, specificando che invece delle primarie di via Isonzo si poteva pensare a ristrutturare le scuole vuote di via Del Doss o l’ex macello di via Stazzi.
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