«Nascondevano il denaro degli evasori»
Due fratelli comaschi finiscono in cella

Avrebbero consentito di creare riserve in nero utilizzate per una maxi tangente in Francia

Lui è un nome conosciuto, nella Como che conta. Residenza a Lugano, domicilio di fatto in città, un posto nel board dell’esclusivo golf Villa d’Este, la nomea di mago del fisco con la sua fiduciaria svizzera frequentata da decine di imprenditori del Nord Italia. Da ieri mattina Oscar Ronzoni, 63 anni, è in carcere con l’accusa di riciclaggio internazionale di denaro sporco. In cella anche il fratello, l’avvocato Luca Ronzoni, 54 anni, anche lui residente in convalle, già vicepresidente - tra l’altro - del comitato di vigilanza di Infrastrutture Lombarde, meno di un anno fa uscito con un patteggiamento da un’accusa di frode fiscale.

L’inchiesta

I due fratelli sono stati ammanettati dai finanzieri del nucleo di polizia economico e finanziaria di Milano, che hanno eseguito un ordine di custodia cautelare che li accusa di aver fatto scomparire nei paradisi fiscali qualcosa come 20 milioni di euro (e oltre) di soldi frodati al fisco da decine e decine di clienti con il vizio di non pagare le tasse.

Non solo, perché parte di quel denaro, un milione e mezzo per la precisione, dopo essere stato dirottato all’estero è finito sui conti dei dirigenti di una spa italiana, la Petrovalves Spa, che li hanno utilizzati in parte (740mila euro, secondo l’accusa) per girarli a dirigenti della Technip France così da garantirsi un maxi contratto di fornitura per un lavoro da svariati milioni di euro. Una corruzione internazionale tra privati scoperta dai finanzieri e dalla Procura di Milano (il pm è Paolo Storari) proprio grazie all’analisi della documentazione sequestrata a suo tempo a Oscar Ronzoni e alla sua società con sede a Milano, la Luga srl, legata a doppio filo con la fiduciaria luganese Luga Audit & Consulting.

L’intera inchiesta, che ha coinvolto anche le polizie di Svizzera, Austria e Francia, oltre ad aver partorito rogatorie internazionali anche con Gran Bretagna, Bahams, Canada e Repubblica Ceca, parte da una verifica fiscale che l’Agenzia delle entrate ha eseguito ormai diversi anni fa a carico di Ronzoni. Quell’accertamento avrebbe portato alla luce, nella rilettura delle carte da parte degli investigatori, un ruolo decisivo del fiscalista comasco nel far fuggire capitali all’estero attraverso una serie di schermature solo formalmente (è sempre l’ipotesi accusatoria) lecite.

In sostanza diverse società estere, legate e gestite indirettamente - secondo la Gdf - dai fratelli Ronzoni, avrebbero emesso fatture per operazioni inesistenti per milioni di euro a carico delle società italiane interessate a far sparire il proprio nero all’estero. In questo modo il denaro veniva bonificato sui conti della società che aveva emesso la fattura, salvo poi ripartire verso altri lidi, in particolare Mauritius e Bahamas dove Oscar Ronzoni avrebbe gestito, presso la Amber Bank, un fondo da ben 14 milioni.

Commissione del 18%

Oltre al carcere, il giudice delle indagini preliminari di Milano ha emesso a carico dei fratelli Ronzoni anche un decreto di sequestro di poco inferiore al milione di euro. Stando all’inchiesta la commissione chiesta dal fiscalista comasco per far scomparire fondi altrimenti destinati alle tasse sarebbe stata pari al 18% della cifra complessiva.

© RIPRODUZIONE RISERVATA