Cronaca / Como città
Domenica 06 Marzo 2016
Negozi allo stadio, Como si divide
Il Comune inserisce nel Pgt la riqualificazione affidata ai privati, con esercizi pubblici e bar. Ingegneri e minoranze: «Centro commerciale incompatibile con la zona». Ma Spallino: «No all’impianto fuori città»
Como
Via libera del Comune a eventuali operatori interessati a riqualificare lo stadio. L’ok è scritto nero su bianco nella variante al Pgt (nuovo piano regolatore) appena votata in consiglio. Ma la mossa non piace a tutti. Nel mirino, in particolare, finisce la possibilità per i privati di insediare nella zona del Sinigaglia negozi, bar, ristorante e strutture turistico-ricettive, nell’ambito di un accordo tra parte pubblica e privata. Il no arriva dai gruppi di minoranza ma anche dall’Ordine degli ingegneri e da un nome “di peso” come quello dell’architetto Attilio Terragni. Mentre l’assessore all’Urbanistica Lorenzo Spallino difende la scelta.
Ma cosa prevede esattamente il Pgt? La «riqualificazione dello stadio», obiettivo che «può essere conseguito anche mediante procedure ad evidenza pubblica e/o di partnerariato pubblico-privato, con la possibilità di insediare destinazioni d’uso complementari e integrative dei servizi di interesse generale», vale a dire destinazioni «terziarie, turistico-ricettive e commerciali (esercizi di vicinato, esercizi pubblici, medie strutture di vendita)».
Strategia che non piace agli ingegneri: «Destinazioni incompatibili con la qualità e la vocazione del comparto e inattuabili per il contesto dimensionale - scrivono - Il rischio è che l’intera area, compresi i giardini, diventi uno squallido centro commerciale attorniato da parcheggi». L’Ordine professionale suggerisce di imboccare una strada opposta: trasformare il Sinigaglia in una «struttura sportiva per attività dilettantistica, amatoriale, culturale e di intrattenimento», realizzando un nuovo stadio «per il calcio agonistico» in una località «idonea sia per accessibilità che per controlli di sicurezza». Due interventi «non in contrapposizione», ma sostenibili nel momento in cui «il restauro del Sinigaglia fosse sostenuto da un intervento di adeguate proporzioni, con la costruzione di un nuovo stadio in un ampio complesso dotato di servizi». Posizione condivisa in aula dalle opposizioni, che hanno proposto (testo poi bocciato) di eliminare dal Pgt il paragrafo dedicato al Sinigaglia. In prima linea Marco Butti: «Tutti puntiamo a migliorare l’area, ma diciamo no a pericolose fughe in avanti come l’ipotesi di un centro commerciale. Sarebbe una violenza per le bellezze paesaggistiche , architettoniche, culturali e storiche del comparto. Se vogliono creare un imbuto viabilistico e far diventare i giardini un’appendice dello stadio, noi non ci stiamo». Per il nipote di Giuseppe Terragni, Attilio, «c’è da sperare che gli enti di tutela fermino la mano a questo americanismo a buon mercato».
Spallino difende la scelta e spiega che la norma non consente un centro commerciale ma medie strutture di vendita: «Dopo aver perso l’ospedale, la prima azienda di Como, non è corretto espellere anche lo stadio, che merita al contrario una riqualificazione. Il convenzionamento con i privati evita che di fronte a una proposta il Comune possa dire solo sì o no. È l’amministrazione che decide e indica la strada, nell’ambito di una collaborazione con i privati». Solo uno stadio in una posizione fantastica come quella attuale - è il ragionamento di Palazzo Cernezzi - può attirare investitori disposti a riqualificarlo. E per rientrare dall’investimento i privati devono comprensibilmente realizzare spazi commerciali e turistici, oltre a parcheggi.
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