Ora la Lombardia apre
e il Ticino chiude i locali
Lockdown anche a marzo

La Svizzera impone un lungo stop per il timore delle varianti del virus. Da oggi nuove regole ai valichi

Neppure a marzo riapriranno bar e ristoranti nella vicina Svizzera. Questa almeno è la notizia, che riguarda da vicino centinaia di lavoratori frontalieri, rimbalzata anche in Ticino attraverso i domenicali di lingua tedesca.

Il timore del ministro federale Alain Berset sarebbe legato a una nuova impennata dei casi legata alle diverse varianti del Covid. In buona sostanza si sta verificando l’esatto contrario di quanto avvenuto lo scorso anno, quando l’Italia aveva annunciato un duro lockdown - dopo la prima decade di marzo -, mentre la Svizzera aveva tenuto tutte le attività aperte, a cominciare da quelle della ristorazione, con il solo Canton Ticino che in modo per certi versi inatteso aveva dato corso a sei settimane di restrizioni. Berna avrebbe ventilato l’ipotesi di “timide riaperture” limitate ai musei, nonostante il calo di contagi (e ricoveri) in molti Cantoni.

Negli scenari ipotizzati dal Governo federale, ve n’è uno che indica - attraverso le variante al Covid-19 - un’impennata pari a 15 mila nuovi casi al giorno, contro i 1600 odierni. Da qui, lo stop alle riaperture, che sarà all’ordine del giorno del Consiglio federale in calendario il prossimo 17 febbraio.

In Ticino, ieri, si sono registrati 37 nuovi casi e 3 decessi, con 105 pazienti ricoverati negli ospedali cantonali (a fronte di 3 ricoveri e 7 dimissioni), 18 dei quali in terapia intensiva. E a poche ore dalle indiscrezioni relative al prolungamento delle restrizioni in essere, la Lega dei Ticinesi - attraverso il “Mattino della Domenica”, il domenicale del partito di via Monte Boglia - era tornato a chiedere a gran voce riaperture su larga scala, chiamando in causa direttamente la vicina Lombardia. «Grazie all’invasione da sud voluta dalla partitocrazia (il riferimento è ai 70 mila frontalieri che ogni giorno varcano il confine, ndr), se la Lombardia riapre è come se riaprisse il Ticino - scrive il consigliere nazionale e direttore de “Il Mattino della Domenica”, Lorenzo Quadri -. Il ministro socialista Alain Berset chiude in casa la gente e fa fallire interi settori, però sulle frontiere nulla».

A proposito di frontiere, da questa mattina scattano le nuove regole d’ingresso previste da Berna, che non riguardano i frontalieri e che prevedono in particolare la compilazione di un modulo d’entrata per chi entra nella Confederazione. A “La Provincia”, ieri, l’Amministrazione federale delle Dogane ha fatto sapere che «l’ordinanza federale si base sul principio di autoresponsabilità dei viaggiator», confermando che «saranno effettuati controlli basati sul rischio», ricordando ai frontalieri che «l’obbligo di mostrare il permesso di lavoro quanto viene chiesto loro di farlo». Da capire se vi saranno ripercussioni - in ingresso - ai valichi.

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