Ossa trovate al Bassone, c’è una pista
Verifiche su uno scomparso nel 2017

L’autopsia sullo scheletro ritrovato una settimana fa esclude la morte violenta. I detective hanno acquisito il Dna del figlio di un uomo mai più tornato a casa

I detective della squadra mobile della polizia potrebbero aver imboccato la pista giusta per identificare a chi appartengono i poveri resti trovati sabato scorso nei boschi dell’oasi del Bassone. Ma per avere una risposta scientifica certa, bisognerà attendere almeno fino a febbraio, quando saranno completate le comparazioni tra i Dna ricavato dallo scheletro trovato e quello del figlio di una persona scomparsa un paio di anni fa.

C’è ovviamente cautela, negli uffici della Questura, sulla pista imboccata dall’inchiesta per dare un nome alle ossa ritrovate, nel pomeriggio di sabato scorso, da due ragazzi nei boschi tra Albate, Casnate e Senna. Nessun nome, fino a quando non ci sarà la certezza assoluta dell’identità, ma gli investigatori sono convinti di essere riusciti a circoscrivere le possibili soluzioni.

Come si ricorderà lo scheletro è stato rinvenuto in una zona semipaludosa all’interno dei boschi tra i campi della zona del Bassone. Un luogo poco frequentato. Ad accorgersi delle ossa sono stati due ragazzi minorenni, che cercavano un sentiero per raggiungere un vicino gruppo scout. A terra i due giovani hanno visto un teschio e i resti dei vestiti di quello che, dai primi accertamenti, sembra un uomo. Vestiti caldi, quindi la scomparsa dovrebbe essere avvenuta nel corso dell’inverno. E non recentemente, visto che attorno al corpo nel frattempo è cresciuta l’erba.

Tutti elementi che hanno spinto gli inquirenti ad andare indietro negli anni a guardare le denunce di scomparsa. Riuscendo a trovare almeno un paio di segnalazioni compatibili con i pochi elementi in possesso della polizia scientifica (ovvero il luogo della scomparsa e, soprattutto, i capi di vestiario indossati dalla vittima).

Proprio alla luce di quelle denunce, i poliziotti hanno contattato i famigliari degli scomparsi per approfondire la segnalazione dell’epoca e confrontare i vestiti ritrovati nel bosco con quelli delle persone care scomparse. Da qui la decisione di chiedere a un uomo - il cui padre è scomparso due inverni fa - di sottoporsi all’esame del Dna, da poter confrontare con il Dna delle ossa ritrovate sabato scorso.

Per la comparazione ci vorrà del tempo, almeno tre settimane. Nel frattempo l’autopsia compiuta sui resti ritrovati ad Albate sembra confermare le prime impressione degli uomini della polizia scientifica e cioè che l’uomo morto nel bosco non sia stato ucciso. Sulle ossa, infatti, il medico legale non ha riscontrato alcuna traccia di trauma o di evento violento.

L’ipotesi, dunque, è che l’uomo abbia avuto un malore durante una passeggiata nel bosco. Malore improvviso e fatale. La morte lo avrebbe ucciso sul colpo. Addosso, però, non aveva né documenti né - soprattutto - telefoni cellulari in grado di rintracciare la sua posizione. E così la scomparsa è rimasta un mistero. Che potrà essere svelato solo grazie al test del Dna.n 

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