Palazzetto, soldi per demolirlo. Il Comune punta a 1,9 milioni

Muggiò L’impianto sportivo inaugurato nel 1971 e chiuso da dieci anni - Il sindaco: «Fondo per i grandi edifici energivori che vengono ricostruiti»

Como

Lo scheletro del palazzetto di Muggiò, o meglio quel che ne resterà una volta demolito, porterà nelle casse del Comune 1,9 milioni di euro.

È questa la stima che l’amministrazione comunale ha fatto fare in base alle dimensioni della struttura e alle sue condizioni.

L’impianto sportivo, inaugurato il 4 settembre 1971 dall’allora sindaco Antonio Spallino (costò 353 milioni di lire e il Comune usufruì di un mutuo a tasso agevolato del Coni per 100 milioni) e venne chiuso definitivamente nel dicembre del 2013. Da allora è rimasto sempre nelle stesse condizioni, anzi si è degradato ulteriormente visto che già quando era funzionante si registravano infiltrazioni dal tetto e in più di un’occasione gli sportivi erano costretti ad allenarsi con i secchi d’acqua sul pavimento.

Sul destino della struttura ci sono pochi dubbi. «Potrà fare una sola fine - le parole del sindaco Alessandro Rapinese - ed è la demolizione. Sul nuovo centro stiamo lavorando, ma quello attuale va abbattuto anche perché la demolizione rappresenta per il Comune “oro colato”, visto che dal Gse, in base alle stime che stiamo facendo, potremo incassare 1,9 milioni di euro». Si tratta di contributi a fondo perduto messi a disposizione per chi demolisce e ricostruisce edifici “energivori” e nella casistica, secondo le verifiche fatte a Palazzo Cernezzi rientra anche il palazzetto di Muggiò.

I soldi non potranno essere accumulati con altri contributi sul capitolo energetico, ma non ci sono ostacoli ad utilizzarli con altri finanziamenti pubblici già previsti.

A disposizione ci sono ancora i 3,5 milioni della Regione, ma ovviamente non sono sufficienti. L’amministrazione Rapinese non seguirà il progetto previsto dai predecessori (che avevano chiesto anche 11 milioni al governo tramite il Pnrr, che non aveva però accettato la domanda).

Quello presentato dalla giunta Landriscina prevedeva una struttura da 2.150 posti, soluzione per garantire la possibilità di utilizzare l’impianto per la serie A2 di pallacanestro o di pallavolo. Previsti due campi distinti: uno interamente circondato dalle tribune e, il secondo, con una tribuna sola oltre a numerose palestre e spogliatoi. Rapinese, invece, come aveva detto a più riprese, punta su una struttura più piccola in termini di pubblico, ma a realizzare più palestre e spazi da destinare alle singole associazioni sportive delle diverse discipline.

Sui tempi non ci sono al momento certezze, anche se un anno è già passato e se il sindaco vuole pensare di completare l’opera entro il 2027, fine del suo mandato, dovrà schiacciare il piede sull’acceleratore perché la parte burocratica, in aggiunta a quella effettiva dei lavori non sarà certamente breve e finora, dal 2013 a oggi, la partita non si è sbloccata.

© RIPRODUZIONE RISERVATA