Paratie, ecco le contestazioni
L’Anticorruzione accusa un po’ tutti

Bocciata la perizia di variante: «Inammissibile. Contratto con Sacaim da risolvere». Violati una decina di articoli del Codice dei contratti. Critiche alle precedenti giunte, ma anche agli altri enti

Ce n’è davvero per tutti. Per gli amministratori che hanno adottato il progetto originario, per quelli che lo hanno appaltato, per l’attuale amministrazione che ha predisposto la maxi perizia di variante, per il responsabile unico del procedimento Antonio Ferro, per la società che aveva validato il progetto originario, ma anche per gli enti (Provincia e Soprintendenza soprattutto) che hanno «favorito la “riprogettazione” dell’intervento nonostante avessero dato il proprio assenso al progetto originario».

È una bocciatura sonora quella dell’Autorità nazionale anticorruzione alle paratie di Como. Una procedura che ha portato - secondo l’Anac - alla violazione di almeno una decina di articoli del Codice pubblico dei contratti, ma non solo.

La relazione finale di Leonardo Miconi è stata recapitata ieri a Palazzo Cernezzi. A darne notizia, in serata, lo stesso Comune che però si è limitato a scrivere che «da una prima lettura emergono rilievi critici sulla progettazione originaria e sulle conseguenti soluzioni giuridico-amministrative prospettate dalla perizia di variante» che avrebbe dovuto consentire la ripresa dei lavori.

Una nota estremamente sintetica, se si pensa che il funzionario dell’autorità presieduta da Cantone mette nero su bianco come «l’appalto è stato condizionato da evidenti deficit del procedimento, in contrasto con i principi di buona amministrazione». E che, ancora, «l’appalto è risultato connotato da innumerevoli disfunzioni tecniche e procedurali».

L’aspetto più scottante per l’amministrazione di Mario Lucini riguarda la frase con cui l’Anac precisa che «la perizia di variante (quella che avrebbe dovuto sbloccare il cantiere) non è ammissibile per aver superato sia i limiti quantitativi sia i limiti qualitativi» imposti dalla legge. Non c’è stata alcuna «sorpresa geologica» perché gli errori progettuali dovevano essere ben riconosciuti. Di conseguenza l’attuale giunta avrebbe dovuto «conseguire la risoluzione del contratto» con la Sacaim, «la rivisitazione del progetto e un nuovo affidamento» dei lavori stessi. Ovvero una nuova gara.

Ciò che viene salvato, nelle scelte dell’attuale amministrazione, è l’essersi accorta che il progetto così come pensato avrebbe comportato enormi problemi per la città, se non addirittura danni irreparabili. Tanto che sia la giunta Botta che quella di Stefano Bruni vengono criticate laddove si scrive che «rileva la grave disattenzione del Comune nella fase di approvazione del progetto» così come «della società preposta alla» sua «validazione».

La questione, a questo punto, è: come se ne esce? Gli ultimi appunti dell’Anticorruzione pesano come macigni sul futuro del nostro lungolago, anche perché gli enti locali hanno agito con una «generale lentezza degli adempimenti decisionali», con sospensioni lunghissime che hanno «consolidato un rilevante contenzioso» con Sacaim che «avrà ulteriori ricadute economiche sull’intervento essendo stato già riconosciuto l’andamento anomalo dei lavori».

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