Paratie, la lite continua
tra Regione e Comune

Palazzo Cernezzi chiede l’incontro e subito la risposta è no. Il sindaco a Maroni: «Se hai una soluzione pronta e incontestabile sarò lieto di appoggiarla»

Oltre alle paratie c’è un altro muro residente: quello tra Regione e Comune.

Soluzioni allo scandalo del ungolago? Nemmeno l’ombra. La giornata di ieri regala, piuttosto, l’ennesimo capitolo del litigio tra Regione e Comune, un ping pong estenuante che ha avuto come unico risultato lo stallo del cantiere.

Le 60mila cartoline firmate dai comaschi per dire «rivogliamo il nostro lago» e raccolte grazie alla campagna de La Provincia, hanno avuto il merito di far intervenire il Governo. Il sindaco Mario Lucini e il governatore Roberto Maroni, invece, non hanno trovato un accordo e, anzi, sono arrivati alle carte bollate (la Regione ha diffidato formalmente Palazzo Cernezzi, dando tempo fino a lunedì per sbloccare le procedure, ieri è arrivata la risposta della giunta comunale che ha deciso di «opporsi») tanto che è stata proprio la presidenza del Consiglio a richiamare i due litiganti. Il sottosegretario Claudio De Vincenti, braccio destro del premier, ha convocato Maroni a Roma per un vertice sulle paratie - l’ha confermato, interpellato dal nostro giornale - e lo stesso farà nelle prossime ore con Lucini.

Ieri pomeriggio, come anticipato, il disastro del lungolago è stato al centro della riunione di giunta a Palazzo Cernezzi. Cosa è stato deciso? L’esecutivo ha approvato una delibera per «contestare i presupposti della diffida inviata dalla Regione» nei giorni scorsi. La lite continua, dunque. Basta leggere i contenuti della lettera inviata ieri da Lucini allo stesso Maroni (unitamente a un parere dei legali del Comune). La Regione intimava al Comune, entro dieci giorni, di chiedere alla Procura il dissequestro dei documenti, concordare il cronoprogramma delle attività, definire il contratto per il coordinatore della sicurezza, istituire l’ufficio di direzione lavori. E su quest’ultimo punto si è arenato tutto, perché gli uffici comunali «ravvisano l’impossibilità di poter procedere con un affidamento diretto», ossia con la nomina dell’ingegnere di Infrastrutture Lombarde scelto dalla Regione.

«Se hai una soluzione pronta e incontestabile, sarò lieta di appoggiarla» scrive Lucini. Ma una volta chiesto l’incontro arriva subito il no.

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