Cronaca / Como città
Venerdì 03 Marzo 2017
«Paratie, restituite tre milioni di euro»
L’inchiestaLa Corte dei Conti contesta il danno erariale al dirigente comunale Antonio Ferro e all’ex Antonio Viola
Archiviate le accuse contabili nei confronti del sindaco e della giunta per l’accordo bonario raggiunto con Sacaim
Paratie, arrivano le prime richieste di processo contabile. La Procura presso la Corte dei Conti ha infatti notificato un atto di citazione all’ex responsabile unico del procedimento Antonio Ferro - dirigente del Comune di Como attualmente sospeso in via cautelare dal servizio per ordine della magistratura - e all’ex direttore lavori (sotto l’amministrazione Bruni) nonché ex dirigente di Palazzo Cernezzi Antonio Viola contestando a entrambi un danno erariale da 2 milioni 932mila euro.
Contestualmente è stata archiviata l’imputazione al sindaco Mario Lucini e alla sua giunta, inizialmente chiamati in causa per illecito amministrativo con un contestazione del pagamento di 400mila euro per il voto con il quale, il 4 dicembre 2013, primo cittadino e assessori accettavano la proposta di accordo bonario con la Sacaim costata alle casse di Palazzo Cernezzi la cifra di 2.932.090,99 euro, ovvero quanto ora imputato a Ferro e Viola.
Udienza a ottobre
L’atto di citazione in giudizio notificato nei giorni scorsi segna di fatto il via al primo processo contabile sul caso paratie, già fissato per il 25 ottobre prossimo. Primo e, molto probabilmente, non unico visto che la stessa Procura contabile - in una nota - sottolinea come l’atto notificato a Ferro e Viola costituisca «il primo esito di una più complessa e articolata indagine finanziaria correlata all’ingente danno patrimoniale per l’inutile protrazione dei lavori per la progettazione e la costruzione delle paratie antiesondazione», progetto finanziato finora con l’importo di 31 milioni e 158mila euro e già costato 10 milioni e 800mila euro scarsi «per la realizzazione di opere assoggettate a ulteriori indagini sotto il profilo della loro sostanziale inutilità».
La chiusura inchiesta con la fissazione dell’udienza alla Corte dei Conti è figlia anche degli atti che la Procura di Como ha inviato a Milano, in particolare i verbali di interrogatorio degli stessi Ferro e Viola che - nella lettura degli atti che fa la Corte dei Conti - conterrebbero implicite ammissioni di colpa.
«Contratto da risolvere»
Secondo l’organo inquirente della magistratura contabile «la somma pagata dal Comune alla Sacaim» con l’accordo bonario «a fronte delle illegittime sospensione dei lavori volte all’elaborazioni di varianti non conformi a quelle consentite» e, quindi, illegittime, costituisce un danno erariale.
L’asserito «abuso di varianti», secondo i magistrati della Procura presso la Corte dei Conti «avrebbe dovuto indurre il Rup» Ferro «a risolvere il contratto» con Sacaim anziché procedere con «l’inutile andamento a singhiozzo dei lavori» che ha determinato l’esborso dei 2,9 milioni con l’accordo bonario. Colpevole, secondo i magistrati contabili, anche Viola che avrebbe «consentito l’esecuzione di varianti non autorizzate».
Il conto presentato a Ferro e Viola non è identico: al primo viene contestato un danno di 1,8 milioni, al secondo di un milione 132mila euro e spiccioli.
A questo punto i difensori di Viola (l’avvocato Elisabetta Di Matteo) e di Ferro (Ercole Romano) potranno presentare le proprie controdeduzioni difensive in vista dell’udienza fissata per il prossimo mese di ottobre.
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