Pasqua, il vescovo ai comaschi
«Gesti d’amore per uscire dal buio»

Ieri sera la veglia pasquale, oggi il pontificale. Celebrazioni a porte chiuse, ma trasmesse in diretta. Monsignor Cantoni: «Il Signore è la guida luminosa»

Il vescovo, dopo aver celebrato tutte le domeniche di quaresima, la via Crucis per i giovani, l’Ultima Cena e la Passione a porte chiuse, oggi pomeriggio alle 17 presiederà il pontificale. Sempre in Duomo senza fedeli e sempre in diretta televisiva su Etv e sui canali Youtube e social de “Il settimanale della diocesi”.

La cerimonia in Cattedrale

Ieri sera monsignor Oscar Cantoni ha celebrato invece la veglia pasquale, «la veglia madre di tutte le veglie» come lui stesso l’ha definita. Quella in cui si rinnovano le promesse battesimali. «Sono la memoria di un dono divino che un giorno ci ha raggiunto e rimane in eterno - ha detto nel suo intervento seguito, a distanza, da migliaia di comaschi - ma anche il segno della nostra risposta, a cui cerchiamo di essere dinamicamente fedeli, nonostante la nostra debolezza. Ci è chiesto, infatti, nel diventare ogni giorno cristiani, non di tornare nostalgicamente a un mondo che ormai non esiste più, ma di fare nostro quell’esigente cammino di riforma, personale e comunitaria, a cui ci richiama costantemente papa Francesco».

Ancora una volta, come ha fatto in tutto il percorso di avvicinamento alla Pasqua, ha parlato della situazione attuale. Nell’omelia dell’Ultima Cena aveva ricordato i medici e il loro impegno in prima linea e durante quella della Passione di Gesù aveva richiamato a vivere una Pasqua «vera», ad andare «all’essenziale delle cose». A separare quello che conta davvero dal superfluo. E lo ha fatto anche ieri sera. «Mai come quest’ anno - ha detto - dentro il dolore che ognuno patisce sulla propria pelle, sentiamo la pregnanza di essere guidati dentro il buio dalla luce rassicurante di Cristo signore, interpretato dal cero. Il buio esprime il nostro disagio per la comune situazione che stiamo attraversando. È espressione della nostra paura, delle sofferenze fisiche e interiori che ciascuno di noi avverte. Dentro l’oscurità, che ancora ci avvolge e che non sembra dissolversi, abbiamo però una guida luminosa, il Cristo Signore, luce del mondo».

Gesti concreti

Non solo. C’è anche la «presenza di tanti altri fratelli e sorelle, significate dalle luci attinte dallo stesso cero pasquale. Ci trasmettono anch’essi consolazione e speranza, ci sono di guida e sostegno, mediante la presenza e la solidarietà che i loro gesti esprimono». E uscire dal buio per andare verso la luce significa mettere in atto, è l’invito del vescovo «gesti d’ amore, di vicinanza, di attenzione, di delicatezza nei confronti degli altri. Sono i segni semplici di ogni giorno, ma espressi da una forza nuova, quella della vita del Risorto che opera in noi e che attraverso di noi vuole raggiungere tutti gli altri».

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