Patria, piroscafo di interesse storico va salvato, ma la Navigazione dice no

Il caso La Gestione governativa definisce impraticabile la concessione di cantieri, ma anche degli attracchi: il piroscafo rischia di non poter più navigare

Tre enti pubblici coinvolti, la disponibilità economica dei privati, ma il piroscafo Patria rischia di non poter più navigare sul Lario perché la Navigazione ha messo nero su bianco una serie di «no» finora rimasti insormontabili. Dinieghi che il presidente della Provincia Fiorenzo Bongiascaha spedito sul tavolo della Regione chiedendo un intervento urgente.

Soldi e progetto non mancano, ma tutto resta fermo

La questione è molto semplice: il Patria, di proprietà dell’amministrazione provinciale è stato dichiarato di «interesse storico» dal ministero dei Beni culturali e Villa Saporiti ha l’obbligo di garantirne la conservazione. Per farlo servono una serie di interventi manutentivi che i privati (a cui la Provincia è pronta ad affidare la gestione dell’imbarcazione) sono pronti a fare, ma solo dopo aver sottoscritto il contratto di concessione con la Provincia che, a sua volta, è ferma perché non ci sono spazi idonei per i lavori.

La Navigazione - a cui anche la Soprintendenza si è rivolta nei mesi scorsi proprio per chiedere di tutelare il piroscafo - ha risposto con una serie di dinieghi precisando, per prima cosa, di «non essere mai stata informata sull’intenzione di avviare un progetto di recupero che prevedesse una collaborazione così rilevante e fondamentale della scrivente, sia nella fase della sua ristrutturazione, sia nella fase del suo utilizzo».

E ha ribadito la posizione (negativa) già indicata nel 2020 e nel 2021 e, cioé, che «la messa a disposizione delle infrastrutture e del personale necessari per il recupero ed il mantenimento dell’imbarcazione è da ritenersi del tutto impraticabile».

Nel dettaglio poi la Gestione governativa parla innanzitutto dell’«indisponibilità dei cantieri navali»: «Il cantiere di Dervio - ha scritto - sarà impegnato per almeno i prossimi due/tre anni dalla realizzazione di opere pubbliche, come la costruzione di una nuova nave per 350 passeggeri con propulsione ibrida e la ristrutturazione della motonave “Iris” e del traghetto “Adda”. E inoltre anche il cantiere stesso sarà interessato da lavori di ristrutturazione». «No» anche per Tavernola, «unico utilizzabile per la manutenzione ordinaria della flotta aziendale di 30 navi».

Il Patria, però, anche per il suo metodo costruttivo (risale al 1926) non può essere sollevato poiché si spezzerebbe. Il secondo punto riguarda l’utilizzo del personale: la Gestione governativa «non può distrarre l’impiego del proprio personale e delle proprie infrastrutture a favore di terzi, per lo più privati, e tra l’altro per un lasso di tempo così rilevante».

Patria “sfrattato” da Villa Olmo

Il terzo punto è quello che riguarda l’utilizzo degli attracchi. Un eventuale utilizzo «promiscuo» degli attracchi «non risulta attuabile per evidenti aspetti connessi alla sicurezza degli approdi e della navigazione e sotto il profilo della responsabilità».

Non solo. Nella lettera il Patria viene in qualche modo “sfrattato” da Villa Olmo. Viene infatti ricordato che «il piroscafo risulta ancora ormeggiato presso Villa Olmo, scalo in nostra concessione, già da almeno tre anni, nonostante le sollecitazioni a liberarlo attesa l’importanza strategica dello stesso per il nostro servizio».

Da qui la lettera della Provincia per chiedere aiuto alla Regione (attraverso una deroga nelle concessioni) nella quale, tra le altre cose, si sottolinea come il pontile di Villa Olmo sia «non utilizzato dalla Navigazione».

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