Cronaca / Como città
Mercoledì 04 Maggio 2016
Per i 150 anni del Caio Plinio
il grande raduno degli ex alunni
Gli ex del Caio Plinio potrebbero presto incontrarsi di nuovo. Ieri mattina l’istituto di via Italia Libera ha festeggiato, in un primo appuntamento nella biblioteca comunale, i suoi 150 anni di vita.
Sono intervenuti tanti personaggi, per raccontare il passato della scuola per ragionieri e il futuro di un istituto che è in continua evoluzione. La speranza è che cogliendo l’occasione dell’anniversario gli ex fondino di nuovo un’associazione capace di sostenere da vicino la scuola.
«In famiglia siamo in dieci ad aver fatto il Caio Plinio - ha spiegato Cristina Veronelli, la presidente del consiglio d’istituto -. Il domani di questa scuola potrebbe essere facilitato da una associazione composta da amici, ex docenti, dai genitori con i figli iscritti, dai tanti comaschi che hanno studiato al Caio».
«Sarà solo un piacere riannodare così tanti fili - così Riccardo Bordoli, noto commercialista e ultimo presidente dell’associazione degli ex, carica già ricoperta da suo padre Giorgio -. Del resto il senso d’appartenenza che questa scuola ha dato a centinaia di comaschi è grande, è una vera comunità». Avere alle spalle un gruppo di sostenitori per un’istituto pubblico è importante, significa solidità, è un aiuto concreto. Alla giornata, aperta dalle autorità cittadine insieme alla dirigente scolastica Silvana Campisano, moderata dall’editore Gerardo Monizza, hanno preso parte delle vere “colonne” del Caio Plinio. «Mio padre aveva il giorno libero al martedì, ma tutti i martedì andava al Caio Plinio - ha raccontato Luigi Picchi, figlio del professore Alessandro, il bibliotecario divenuto preside nel ’76 -. Era un latinista, musicista, sempre in giacca e cravatta, con la bici e i capelli bianchi. Adorava Dante e Bach, ma forse più di tutti la sua scuola». «Mi ricordo il preside Salvatore Grandi all’ingresso a controllare severo gli alunni entrare - il ricordo è dello storico docente Tertulliano Pirondini -. Controllava anche i professori. Lo consideravamo uno zio. Io ho fatto lo studente al Caio Plinio nel ’51, in Porta Torre, era da poco finita la guerra».
S. Bac.
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