Quarantena Covid
Busta paga tagliata
a 10mila lavoratori di Como

È stata abrogata l’indennità di malattia per i dieci giorni di assenza dal lavoro per l’isolamento. La misura è retroattiva: in vigore dall’inizio del 2021

In pieno agosto, con una nota stringata, Inps semplicemente comunica che non pagherà l’indennità previdenziale di malattia in caso di quarantena nel 2021. Per tutto l’anno, per quelle che purtroppo avverranno e anche per quelle già fatte.

Si intendono le quarantene di dieci giorni obbligatorie in caso di contatto con una persona positiva al Covid 19, parificate alla malattia e perciò riconosciute dall’Inps. Ma ora non più e con effetto retroattivo.

Perché? «Poiché per il 2021 il legislatore non ha stanziato nuove risorse - scrive l’Inps - l’indennità non potrà essere erogata anche per gli eventi avvenuti nell’anno in corso”».

La comunicazione

Quindi sarà regolarmente riconosciuta per il 2020, ma nulla per il 2021, finiti i soldi, arrivederci e grazie a chi ha rispettato le regole dell’isolamento fiduciario. Anche se nessuno ha mai potuto scegliere: la quarantena era ed è un obbligo.

I lavoratori comaschi che in questi otto mesi sono stati in quarantena perché entrati in contatto con una persona positiva potrebbero essere circa 10mila.

Una stima più che approssimativa, ma costoro credendosi opportunamente “coperti”, perché in possesso di un certificato medico, rischiano di vedersi decurtato lo stipendio di una cifra che oscilla dai 100 ai 600 euro.

«Inaccettabile e inspiegabile - è la sintesi di Umberto Colombo, Cgil di Como - che lavoratori e lavoratrici già provati dal periodo difficile rischino tagli salariali per aver seguito la normativa e per di più con retroattività».

Una notizia che metterebbe a rischio l’applicazione in futuro della quarantena fiduciaria con la possibilità che alcune situazioni di vicinanza a persone positive non vengano più denunciate per non doverci rimettere di tasca propria.

«Serve che siano messi a disposizione i fondi necessari perché sia prorogata questa tutela a vantaggio di tutti. Ma proprio per chiarire l’estrema incertezza di molte situazioni come sindacati stiamo, da tempo, chiedendo un confronto con il Governo - continua Colombo - che permetta di continuare il lavoro di prevenzione avviato insieme a inizio pandemia per i protocolli di sicurezza. Non si può ora tornare indietro e serve chiarezza normativa».

Oltre alla chiarezza servono i fondi perché l’Inps non ha ricevuto risorse necessarie a far fronte a questa necessità. Con il risultato di creare una situazione inverosimile e pericolosa per l’insicurezza che genera.

Le proteste

«Un problema enorme: non è possibile che quanto dovuto non sia corrisposto - interviene Daniele Magon, Cisl dei Laghi - il rispetto delle regole e la protezione della comunità è stato un elemento di primaria importanza nel rispetto di un sistema che obbligava le persone a stare a casa in caso di possibile esposizione al contagio. Si tratta di norme condivise che prevedono che Inps faccia fronte all’aspetto economico - come dire non si cambiano le regole in corsa - adesso, nel 2021, per un mancato finanziamento da parte del Governo non è possibile pensare di far ricadere l’onere sui lavoratori. La quarantena e il suo rispetto è un elemento di garanzia per la salute di tutti. Abbiamo già posto questo problema al Governo e l’unica soluzione praticabile è il rifinanziamento di Inps e la compensazione».

Dieci giorni, ora sette per i vaccinati, di quarantena e di sospensione del lavoro sono decisamente troppi per il peso che possono avere su uno stipendio. Si dà per scontato che una soluzione dovrà essere trovata e la via è una sola. “Il legislatore” citato da Inps che “non ha stanziato nuove risorse” dovrà farsene una ragione e allocare un rifinanziamento.

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