Cronaca / Como città
Domenica 27 Marzo 2016
Raggiro dei farmaci
Finta dottoressa nei guai
Avrebbe agito con un altro uomo ai danni dell’uomo “leopardo”: lo convinse di avere una malattia grave, facendogli comprare un costoso medicinale
A un anno di distanza dall’arresto di Ibris Acbar, noto ai frequentatori di piazza Volta con il soprannome di Alvaro (era il “posteggiatore” abusivo che per mesi, prima dell’avvio dei lavori di recupero, ha incrociato tra glicine e parcometri), il tribunale ha rinviato a giudizio due presunti complici, entrambi accusati di avere orchestrato e messo in atto, lo scorso anno, un raggiro ai danni dell’uomo “leopardo”, pensionato molto noto in città soprattutto per il suo coloratissimo abbigliamento.
I due presunti complici sono Nicoleta Loredana Dinca, 21 anni, romena, e il suo connazionale Daniel Vornicu, 29 anni.
Dinca, stanti le contestazioni, sarebbe la finta dottoressa che, assieme agli altri due, convinse il pensionato di essere affetto da una grave forma tumorale, per la quale - gli dissero - sarebbe stata necessaria la somministrazione di un farmaco specifico, riuscendo così a farsi consegnare un totale di circa 3500 euro. Che il tumore fosse una panzana, fu chiaro al medico curante della vittima (il medico vero), cui quest’ultima raccontò del suo incontro con la banda di guaritori. La trappola, bene orchestrata dalla polizia, scattò all’appuntamento pattuito per la consegna di un’ultima tranche da mille euro, quando le volanti, da piazza Volta, si portarono via in manette Ibris-Alvaro.
Era il 9 maggio del 2015: venti giorni più tardi, l’imputato fu giudicato con rito direttissimo, e si impegnò a restituire il maltolto a rate da 300 euro al mese.
A carico dei due nuovi imputati c’è la “chiamata” in correità dello stesso Ibris e il fatto che la vittima abbia riconosciuto nella Dinca la finta dottoressa. Se ne parlerà di nuovo a ottobre, durante il processo. Sempre lo scorso anno, appena dopo un rilascio che aveva suscitato qualche polemica, il posteggiatore di piazza Volta si era difeso dall’accusa di essere un truffatore sostenendo di essere padre di una bimba nata prematura in Romania e spiegando che i soldi che il pensionato comasco gli aveva “prestato” sarebbero serviti soltanto al sostentamento della piccola.
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