Rebbio, un luogo per ricordare “Gae”. La mamma: «Un pezzo del mio cuore»

La cerimonia Davanti alla Coop un ulivo e due panchine: un punto di incontro e condivisione. Voluto dal quartiere come omaggio alla memoria del ragazzo travolto da un’auto nel 2019

Ci sono storie che ti prendono alla gola prima ancora di sentirle raccontare. Una di queste parla di Gaetano Banfi, 22 anni appena, e dell’amore per la sua mamma (rimasta sola in una maledetta alba del 20 ottobre 2019) da parte di una intera comunità, quella del quartiere di Rebbio. Persone che ieri si sono ritrovate attorno ad un ulivo («l’albero più amato da “Gae”») e a due panchine messe l’una di fronte all’altra, all’esterno della Coop di via Giussani, per inaugurare quel punto di amore, condivisione, cancellazione dell’odio e – soprattutto – vicinanza alla mamma Stefania che è appunto l’Albero di Gae.

L’Albero di Gae è un luogo di incontro, voluto e pensato per tenere viva la memoria di Gaetano, ma anche per sedersi, prendere tempo, respirare, ascoltarsi e «parlare guardandosi negli occhi»

Non è un monumento, non è un cippo: l’Albero di Gae è un luogo di incontro, voluto e pensato per tenere viva la memoria di Gaetano, certo, ma anche per sedersi, prendere tempo, respirare, ascoltarsi e «parlare guardandosi negli occhi». C’era tanta sofferenza ieri mattina attorno a quell’albero. Il ricordo del giovane ucciso da un’auto pirata nel sottopassaggio di via Clemente XIII, traversa che unisce la via Pasquale Paoli alla bretella che porta all’inceneritore, è ancora troppo vivo negli amici, in chi lo conosceva, nella gente di Rebbio. Dall’albero poi si vede proprio la bretellina della via Paoli che porta al punto dell’incidente. In linea d’aria sono poche decine di metri di distanza.

Eppure in questa bolla d’aria, di vicinanza l’un l’altro, di condivisione del dolore, il tentativo è stato quello di ricominciare. «Ringrazio tutti voi di essere qui oggi – ha detto la mamma Stefania in un intervento straziante, che ha scavato nel cuore di chi la stava ascoltando – Grazie per quello che avete fatto per il mio bambino, perché per me è ancora il mio bambino. Era mio figlio, il mio amico, ci litigavo anche ma era un pezzo del mio cuore. Dio me l’aveva donato perché avevo bisogno di lui, siamo stati insieme 22 anni, poi se l’è ripreso perché aveva bisogno di un bravo falegname e di un bravo giardiniere. Ora è accanto alla migliore mamma che un figlio passa avere, la Madonna, poi arriverò anche io, la sua mamma terrena».

«Gaetano era figlio di un quartiere intero»

All’inaugurazione dell’Albergo di Gae era presente il vicesindaco Nicoletta Roperto, c’erano i vertici della Coop Lombardia e il comitato soci Coop Como Albate, c’era l’Azienda Sociale Comasca e Lariana capofila del progetto, c’erano corpi intermedi di Rebbio, la Cooperativa lotta contro l’emarginazione, c’erano le associazioni del quartiere, c’erano virtualmente anche i bambini dell’asilo che hanno donato i loro disegni alla mamma di Gaetano in un altro momento in cui la gola inevitabilmente si è chiusa e gli occhi si sono inumiditi.

E poi c’era la gente, tanta gente, i residenti di Rebbio, gli amici di Gaetano, chi l’aveva conosciuto per le vie del quartiere, perché – come detto dall’attore Marco Continanza presente alla cerimonia che ha letto un testo ai presenti – «Gaetano era figlio di un quartiere intero». Gente che ieri ha provato a ripartire – riuscendoci a stento – con un sorriso sul volto ma con negli occhi, pochi passi più avanti, ancora quella maledetta strada che ha cambiato tutto nel giro di una manciata di secondi, in un’alba piovosa dell’ottobre del 2019. Gente che nei prossimi mesi, nei prossimi anni, non lascerà sola la mamma di Gaetano, dai passi lenti e stanchi e dalle mani tremanti, ma più forte di tutti noi.

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