Rebus Green pass a Como
Dopo il contagio è il caos

Riattivare il certificato è una vera impresa. Migliaia di comaschi per giorni costretti a farne a meno

Riattivare il Green pass dopo il contagio? Un vero incubo. L’impennata dei contagi, che solo ora inizia a battere in ritirata, ha un effetto collaterale di grande impatto, che interessa migliaia di comaschi: la difficoltà, e i tempi, del ripristino del Green pass.

Dal primo gennaio ad oggi i casi positivi tracciati in provincia di Como sono stati quasi 55mila, e per la maggior parte di loro si possono calcolare due o tre contatti stretti. È verosimile quindi che almeno un comasco su cinque abbia dovuto fare i conti con la riattivazione del Green pass.

Purtroppo il certificato verde in tanti casi non torna subito in funzione. Il call center dell’Ats non va e non tutti i medici offrono un supporto. C’è chi aspetta anche due o tre giorni a casa con l’esito del tampone negativo e senza sintomi per poter tornare alla vita normale.

«Le richieste da parte degli assistiti sul Green pass sono ancora tante – racconta Lorenzo Restelli , medico in via Caniggia – noi abbiamo la possibilità di operare tramite tessera sanitaria per sbloccare le certificazioni, ma non è fattibile farlo materialmente per tutti. Dovremmo fare solo quello, servirebbe un collega sostituto per riuscirci. In generale comunque i pazienti sono spiazzati. Il sistema del Green pass è complicato, farraginoso, la casistica è troppo particolareggiata e le norme continuano a cambiare. Anche noi seguiamo con difficoltà i troppi aggiornamenti».

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